martedì 25 ottobre 2011

RIFLESSIONI SULLA CRISI CHE STA COLPENDO L’ITALIA E L’EUROPA.

Prima di tutto bisogna chiarire una cosa: la crisi economica che sta coinvolgendo l’Italia in questi ultimi mesi non deriva da questo governo, come non sarebbe derivata da un governo di sinistra. Con questo voglio dire che la crisi è fisiologica, e deriva sia da fattori esterni al nostro Paese quali le economie emergenti, e sia da una gestione economica e politica che abbiamo avuto all’interno del nostro Paese negli ultimi quaranta anni. 
Le economie emergenti quali la Cina sono diventate tali perché molta della produzione che avveniva in Europa, e quindi anche in Italia, si è spostata all’interno di questi Paesi nei quali produrre costa molto meno. Ma se le industrie spostano la produzione dall’Italia in un altro Paese, portano lavoro nel nuovo Paese e  lo portano via dall’Italia. Questo fa parte della globalizzazione ed è anche una legge economica. Difatti non c’è niente di strano nel volere produrre a meno costo per aumentare il margine di guadagno. Ma si è rivelato, come era prevedibile, un boomerang. Ora l’Italia viene man mano mangiata ed acquisita da altri Paesi, ed è come un corpo disteso in una radura che man mano viene sbranato delle sue parti. Per ammortizzare il ritorno del boomerang bastava essere una economia più sana che continuava a svilupparsi ed avere delle basi solide sulle quali contare. Questo vuole dire che se fossimo stati un Paese più sano e forte la crisi ci sarebbe certamente stata, ma la avremmo potuta affrontare con un'altra forza. E qui entra in gioco il secondo fattore, di politica interna e di mentalità economica.

La politica interna degli ultimi 40 anni non ha fatto programmi sociali a lunga scadenza. È espressione dell’uomo quindi anche delle sue scorrettezze e debolezze, e talvolta, per fortuna, anche delle sue virtù. La connivenza tra politica ed economia per compravendita di voti, favori, permessi ed agevolazioni, ha minato la sana crescita dell’Italia. Una sana politica pensa autonomamente allo sviluppo del Paese senza essere condizionata da ricatti economici. Non essere condizionati dall’economia non vuole dire condizionare negativamente l’economia, ma fare le scelte e dare le impostazioni migliori allo sviluppo economico, civile, sociale, sanitario, di giustizia, di istruzione e di benessere del Paese.
L’ECONOMIA CONTEMPORANEA si è sempre mossa con mentalità vorace, confondendo troppo spesso il termine “sfruttamento” con il termine “utilizzo”. Il termine sfruttamento indica un utilizzo senza criteri con comportamento distruttivo, mentre il termine utilizzo presuppone un utilizzo sensato e costruttivo basato su criteri. Questa mentalità economica è stata utilizzata dalle banche per il raggiungimento degli utili, dalle grandi multinazionali, dalle piccole imprese, e dai piccoli imprenditori, e questo proprio perché rientra in una cultura economica così configurata. Una sana economia non guarda solo il massimo guadagno al minimo costo, talvolta a scapito di valori sociali ed umani e a scapito dell’ambiente. Una economia sana è anche una economia etica in quanto ha ripercussioni a livello di benessere sociale. Anche altri Paesi europei stanno attraversando un momento di crisi Ma questa è una crisi che mette in discussione tutto un sistema di gestione economica dei Paesi dell’Europa, e non l’Europa stessa come istituzione. La soluzione può essere proprio cambiare gestione economica e mentalità al riguardo all’interno dei paesi europei, con un economia che fa distinzione tra il termine “sfruttamento” ed il termine “utilizzo”, una economia che abbia delle strategie future a lungo termine e che metta al centro della società l’uomo, il benessere sociale e il rispetto per l’ambiente, una economia più etica. Questa sarà l’ECONOMIA MODERNA.
Tornando alla crisi italiana, delle volte, come in questo caso, capire dove si è sbagliato può solo portare a non sbagliare più in futuro, ma può non bastare ad uscire fuori dalla crisi. Quando modificare un comportamento sbagliato non basta alla risoluzione di un problema bisogna apportare anche delle novità, che in questo caso saranno costituite da modifiche strutturali in alcuni settori della vita sociale. Prima di tutto bisogna agire in favore di un risveglio economico, perché ora c’è solo la stasi e nessuna prospettiva di lavoro per i giovani. Qualunque bravo economista e statista capirebbe che per sviluppare l’economia la prima cosa da fare è una RIFORMA SUL LAVORO. Per riguadagnare rating, o meglio per evitare di perderne ancora, non ci si può limitare ad un battere di cassa. E per sviluppare il lavoro e l’economia non si può portare in tavola un piatto cucinato con la ricetta delle privatizzazioni.
Ora bisogna solo sperare che maggioranza ed opposizione smettano di azzuffarsi peggio dei bambini dell’asilo quando si rubano il gessetto, ed inizino a collaborare costruttivamente. Questo vale per la maggioranza che dovrebbe prendere in considerazione suggerimenti validi dell’opposizione, e vale per l’opposizione, che dovrebbe passare dall’ostruzionismo al pro positivismo. Se riuscissero a dialogare dopo una attenta analisi dei problemi e delle soluzioni avremmo trovato, oltre ad una maggiore serenità, anche qualche soluzione. Del resto un governo tecnico dovrebbe fare proprio questo, mettere insieme il meglio di tutti gli schieramenti. E non si potrebbe già fare con un giusto e costruttivo dialogo tra tutti coloro che stanno lì apposta, tra maggiorana ed opposizione, per guidare l’Italia? Il mio dubbio è che nessuno di loro abbia la patente!
A.A.Pensword  2011 10 18

1 commento:

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