mercoledì 4 luglio 2012

Spending review: si aprono le danze

Per evitare l’aumento dell’iva ipotizzato per ‘autunno prossimo il Governo deve recuperare dal fondo del barile Italia oltre 4 MLD di euro. Per fare ciò, e per ristrutturare alcuni ambiti (saranno quelli giusti?), si apriranno le danze della spending review. Il 03/07/2012 si è svolto a Palazzo Chigi l’incontro tra il Governo,csindacati ed enti locali. Al termine di tale incontro le parti sociali non si sono dette contente del contenuto del progetto spending review, sia per il contenuto stesso, e sia per la mancanza di adeguati approfondimenti in alcuni aspetti del programma. Il segretario Angeletti della UIL descrive preoccupazione per le modalità dei tagli nella pubblica amministrazione, e come Bonanni della CISL non esclude la possibilità di uno sciopero generale. Il segretario della CGIL sig.ra Camusso definisce il Governo “reticente e criptico” nella espressione dei contenuti e delle modalità operative. Più che altro vi è la preoccupazione che non vi sia margine di trattabilità con le decisioni che prenderà il Governo. Comunque si aspetta di vedere più nel dettaglio l’impostazione dei tagli in programma. Le forze politiche in parte espongono commenti negativi o critici. Bersani fa una importante considerazione riguardo la necessità di attuare una ristrutturazione delle spese ma senza sacrificare i servizi ed il sociale. Monti si vede speranzoso riguardo la possibilità di superare resistenze e dubbi e di trovare un accordo.
Ciò che preoccupa le parti sociali, gli enti locali, esponenti di settore, e parti politiche, relativamente alla spending review programmata dal Governo tecnico Monti sono fondamentalmente due aspetti. Il primo disappunto riguarda i “tagli lineari”, ossia i tagli che verranno effettuati nei settori di riferimento. Il Governo ha assicurato che non saranno lineari ma selettivi. In effetti tagliare indiscriminatamente senza un criterio di selezione di giudizio o di merito sarebbe controproducente oltre che inutile. Il secondo riguarda l’inevitabile “perdita percentuale di servizi”per i cittadini, causata proprio da tagli indiscriminati. Il Governo ha assicurato che è in programma solo il taglio degli sprechi e non quello dei servizi. Ma non si vede come ciò possa essere possibile dato che la spending review nel taglio della sanità prevede la chiusura di quasi 216 piccoli ospedali, alcuni dei quali appena finiti di ristrutturare o di costruire, idem per ciò che riguarda diversi piccoli tribunali, con spreco quindi di denaro pubblico già utilizzato. Converrebbe metterli in funzione e garantire un servizio migliore e più capillare sul territorio ai cittadini, che non dovrebbero girare per le strade per raggiungere il luogo di destinazione, magari con un’appendicite divenuta peritonite. Questo tipo di tagli è contrario a ciò che rientra nella definizione di un buon servizio esteso a tutti i cittadini. Certo, i servizi ci devono stare, e devono funzionare bene, e su questo non si discute. E su questo secondo aspetto che andrebbero fatti controlli e richieste adesioni a costi standard. Ma anche i controlli sulla qualità dei servizi costano, ed ora non abbiamo i soldi nemmeno per piangere. Quindi, contrariamente a ciò che il Governo dice, la chiusura dei piccoli ospedali corrisponde ad un taglio dei servizi.
Angela Pensword 04/07/2012
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