lunedì 25 marzo 2013

EUROPA: ECONOMIA INTERNA


L’Europa dovrebbe migliorare subito i propri limiti economici di impostazione. Ad esempio bisognerebbe abolire da subito l’assurda imposizione economica del limite di produzione delle quote latte, e di tutti gli altri prodotti alimentari, compresa la lunghezza delle zucchine. Non solo l’Italia ne è penalizzata, ma anche gli altri Paesi europei. Il libero mercato e la libera concorrenza creano prezzi e prodotti. L’Italia ha per caratteristiche geografiche e climatiche una grande potenzialità nel settore agricolo, ad oggi non ben utilizzato a causa di una abortita strategia agricola interna nazionale. Senza considerare il nome e la fama che il made in Italy ha nel mondo. Ma ogni Paese europeo ha le proprie caratteristiche e predisposizioni produttive.
Noi europei oggi ci troviamo nella assurda situazione, e contraddizione, di essere bloccati nei vincoli interni di produzione ma di prendere poi prodotti di ogni genere (i prodotti che entrano in Europa già da tempo devono essere conformi alle normative CEE) provenienti dai Paesi emergenti economicamente. Per certi versi siamo noi che li rendiamo emergenti, perché noi ci zavorriamo di veti e limiti fino ad affondare. I veti ed i limiti devono certamente esistere sia in produzione europea e sia in importazione dei prodotti alimentari extraeuropei, ma devono essere riferiti alla qualità dei prodotti, ai processi di produzione, ed alla tutela della salute dei consumatori. Non in quote prestabilite di produzione per ogni Paese europeo. È come se ci fossimo tagliati gli attributi da soli!
L’Europa deve puntare maggiormente alla esportazione, e per puntare alla esportazione non può continuare ad avere una economia agricola interna ingessata in vincoli reciproci come è impostata ora.
L’economia e la produttività non riguardano solo il settore agricolo ma anche quello industriale Per economia si intende lavoro, produzione, ricchezza e benessere. La futura economia moderna non dovrà prescindere dai due principi fondamentali e prioritari di eco-sostenibilità e di tutela ambientale, unitamente ai principi di tutela del lavoratore e della qualità del lavoro. Chi pensa che la produzione e la ripresa economica europea legittimano il passare sopra a tali principi fondamentali di civiltà sbaglia. Il boomerang di una economia contemporanea esasperata e virtuale ce lo abbiamo proprio ora sula collo. Ma la concorrenza globale è spietata. Questo sarà un grave dilemma che l’Europa dovrà affrontare per tenere il passo con le economie emergenti. La risposta a tale dilemma spero sarà la più civile e la più etica. I costi di produzione non sono formati solo dal costo del lavoro. Un primo passo importante sarebbe quello di raggiungere il più possibile l’indipendenza energetica. Questo vale per l’Europa, ma ancora prima per ogni Paese che vi fa parte. Le energie alternative eco-sostenibili dovranno essere maggiormente sviluppate (già sono incentivate da tempo con sovvenzionamenti europei). La green economy può diventare, oltre ad una necessità che crea posti di lavoro, una  impostazione europea. 
Nel risolvere la crisi economica che la sta colpendo, le cui cause sono sia interne europee e sia internazionali, l’Europa si focalizza solo sui singoli Stati senza attuare modifiche strutturali europee. Essa è impegnata a rincorrere i pareggi di bilanci dei vari Paesi (è vero che vi sono Paesi che devono imparare a gestirsi meglio) ed aiuta i Paesi europei in difficoltà, ma se contemporaneamente non modifica le proprie carenze interne, nel settore economico produttivo, nel settore bancario, e nel settore finanziario, agisce solo per metà del problema, e tra un po’ non ci sarà più niente da salvare.
Qualunque cosa, od essere vivente, che non ha la capacità di evolversi … si estingue.  E talvolta anche l’estinzione rientra nella evoluzione (sperando che non sia questo il caso dell’Europa).
Angela Pensword 25/03/2013 

Nessun commento:

Posta un commento