mercoledì 7 dicembre 2011

PROPOSTA DI RIFORMA DEL LAVORO

LA RIFORMA DEL LAVORO E’ LA RIFORMA PIU’ URGENTE.
Proposta di Riforma del Lavoro di Angie Amber Pensword

Premetto che ciò che ho scritto sono opinioni personali, che possono ovviamente non essere condivise. Non penso di avere la soluzione per tutto, ed anche individuandola so che non è detto che sia attuabile. Cerco però in buona fede di fare del mio meglio per dare suggerimenti utili che possono aiutarci ad uscire dalla crisi.

Prefazione:
Un aspetto fondamentale della crisi italiana, sia come causa che come soluzione, è l’aspetto “lavoro”. Il lavoro è infatti il motore economico di una società, perché crea stipendio oltre che produzione, e quindi la possibilità di spendere. Le aziende attraverso il lavoro dei loro dipendenti creano merci o servizi che una volta vendute costituiscono il ricavo e il guadagno per le aziende. I dipendenti attraverso il lavoro creano la loro entrata economica e la loro possibilità di spendere in prodotti primari e voluttuari. Il rinsecchimento della possibilità di lavoro all’interno della nostra società crea difficoltà per molte famiglie di arrivare alla fine del mese, dovendo centellinare i soldi anche nel fare la spesa. Molte aziende chiudono e chiuderanno, per motivi che necessitano di altro approfondimento. Senza considerare che chi è rimasto senza lavoro avendo in precedenza preso un mutuo od altri impegni ora si trova nell’impossibilità di fare fronte alle scadenze, oltre che di pagare le bollette. Quindi il malessere economico dilaga nel malessere sociale. È evidente quindi quanto rimettere in moto il settore lavoro corrisponda a rimettere in moto l’Italia.
Sviluppo del lavoro:
L’unico modo che abbiamo per invertire la picchiata sociale ed economica italiana è sviluppare il lavoro, Per fare questo bisogna considerare il lavoratore come soggetto fondamentale della questione ed agire su due livelli: livello di lavoro individuale e livello di lavoro presso le società, ossia piccola media grande industria e multinazionali.
1)      La grande potenzialità della iniziativa individuale è una grande linfa per l’economia nazionale. Del resto se una persona non ha più la possibilità di trovare un lavoro presso qualcuno, deve avere la possibilità di crearsene uno proprio. Bisogna quindi, invece di mettere nuove tasse e di bloccare l’iniziativa, agevolare la nascita e la vita di piccole imprese, di piccole società uninominali a responsabilità limitata, agevolandole dal punto di vista burocratico costitutivo fiscale e di gestione
A tale tipologia appartiene l’individuo che lavora da solo e per se stesso. Egli si organizza l’orario, la produzione, ha dei costi di avviamento e poi di gestione che si può scaricare, e dei guadagni sui quali deve pagare le tasse (possibilmente una unica e bassa comprendente il sociale e  il servizio sanitario).Vi appartengono lavori con proprie caratteristiche e professionalità, quali dentisti, fotografi, ed altri, che vanno affrontati in base alle loro specificità, come già avviene, e in base alla garanzia del servizio che devono fornire.

2)      Il lavoro presso le piccole medie e grosse imprese, grandi società e multinazionali  costituisce un grande serbatoio di lavoro e di lavoratori.
È ovvio che quindi aumentare la possibilità di lavoro in questo settore è di grande importanza. Apportare modifiche strutturali perché ciò avvenga ha una grande ripercussione sociale.

Per creare posti di lavoro bisogna attuare una riforma contrattuale massiva obbligatoria nelle aziende e nelle multinazionali imponendo la riduzione dell’orario di lavoro per ogni lavoratore da 8 a 6 ore con un aumento di copertura oraria giornaliera di 12 ore, garantendo così che al posto di una persona ne lavorano due.
Pare strano dirlo ma una riforma contrattuale del lavoro in queste grandi realtà ha più risonanza che nelle piccole realtà. È sicuramente di impatto più efficace ed immediato una modifica contrattuale massiva del lavoro nelle grandi aziende per possibilità di controllo che ciò avvenga.


Lo si può fare obbligando, con normative leggi ed accordi economici tra CONFINDUSTRIA, PARTI SOCIALI e GOVERNO, le società e le imprese ad assumere una grossa percentuale di part-time ed incentivandole in questo con sgravi fiscali, quindi paradossalmente diminuendo le tasse alle società. Queste avrebbero una copertura lavorativa non più di 8 ore ma di 12, ad un minimo aumento di costo, una produttività maggiore, e ci sarebbero due persone che lavorano al posto di una con una qualità di vita migliore e con la possibilità di programmare un futuro. Ed anche con la possibilità di far girare un po’ più di denaro, perché si sa, senza lavoro non c’è stipendio, senza stipendio non c’è consumo, senza consumo non ci sono acquisti, senza acquisti e senza incentivi a rimanere in Italia le industrie vanno all’estero, e se le industrie vanno all’estero non c’è lavoro.
La modifica contrattuale dell'orario di lavoro deve essere applicata anche ai lavoratori già dipendenti. E' ovvio che andranno considerate della particolarità per mantenere l'orario di 8 ore, ad esempio per i monoreddito con figli piccoli a carico. Perché questa manovra abbia effetto e riipercussione a livello nazionale lavorativo deve essere applicata alla quasi totalità dei lavoratori già in essere. Anche se non si potrà attuare al 100% dei lavoratori dipendenti delle grandi aziende servirebbe a dare un lavoro a molte persone.

Considerando l’urgenza della crisi e la necessità di creare posti di lavoro per dare sostegno al nostro Paese, e le diverse necessità delle parti, è una proposta che dovrebbe mettere d’accordo tutti, aziende e CONFINDUSTRIA, sindacati, Governo, lavoratori e disoccupati.

Le diverse necessità delle parti:

a)      le società hanno problemi di produttività derivanti dal costo del personale, dal costo dei manager, e dalle tasse.
b)      I sindacati hanno la necessità e la funzione di garantire i diritti ed il posto di lavoro ai dipendenti, e di sviluppare l’assunzione di nuovi, quindi di promuovere serie iniziative contro la disoccupazione.
c)      Il governo ha la necessità di promuovere posti di lavoro per fare ripartire l’economia e contrastare un malessere sociale dilagante.
d)      Gli attuali lavoratori hanno la necessità di mantenere l’attuale posto di lavoro o di poterne trovare facilmente un altro.
e)      I disoccupati hanno la necessità di trovare lavoro.

Le società possono anche avere la libertà di licenziare, ma devono avere l’obbligo di assumere immediatamente. La CONFINDUSTRIA deve essere d’accordo in questo, perché non si può  limitare a chiedere ed a ricevere, ma deve anche dare. Queste sono le scelte impopolari da fare.

Insomma non si può aspettare che in questo momento di crisi le aziende assumano di loro iniziativa, ma bisogna fare in modo che lo facciano obbligandole con accordi e pagandole con agevolazioni, in un dare ed avere dove ci guadagnano tutti.

Riepilogo di ipotesi di riforma:

Riepilogando il concetto è questo: agevolare l’iniziativa individuale tramite la semplificazione costitutiva e di gestione, ed attuare una riforma contrattuale massiva obbligatoria nelle aziende e nelle multinazionali imponendo la riduzione dell’orario di lavoro per ogni lavoratore da 8 a 6 ore con un aumento di copertura oraria giornaliera di 12 ore, garantendo così che al posto di una persona ne lavorano due

Considerazioni generali:

È fondamentale che venga sempre assicurata al lavoratore una buona qualità della condizione di lavoro, di sicurezza, e di orario non eccessivo di lavoro, e di retribuzione. Capita troppo spesso sia nel privato che nel pubblico nel caso dei lavoratori interinali, che il lavoratore venga sfruttato. Una caratteristica del lavoro oggi in Italia, almeno nel settore privato, è che chi ha lavoro lavora troppo e male, e chi non ha lavoro non lo trova. Questo è un comportamento sociale che va equilibrato. Una causa di questo comportamento deriva dalla gestione dei costi che fanno le aziende. Esse agiscono sempre nell’abbassare il costo del personale e mai nel ridurre drasticamente gli stipendi e le buone uscite dei megadirigenti e degli amministratori delegati. Anche questo è un aspetto che va modificato all’interno di una nuova legislazione del settore lavoro,
Tutte le imprese devono garantire, come già avviene, la qualità del servizio in base alla specificità e la professionalità di chi le detiene (ad esempio per aprire un’attività di ristorazione bisogna sostenere un corso per avere la licenza e rispettare delle regole di igiene, e si è soggetti e controlli da parte degli organi competenti, tutto a garanzia dell’utente finale). Tale legislazione non penso che sia giusto modificarla, proprio a garanzia della qualità del servizio offerto Si possono fare più corsi per dare più licenze, ma non si può sacrificare la qualità

Per ragioni commerciali molte grandi industrie hanno portato la loro produzione all’estero. Bisogna analizzare le motivazioni. Tralasciando il discorso della globalizzazione, di economia, di minore costo del lavoro e di meno controlli, è ovvio che come il governo verrà incontro alle aziende, anche le aziende devono venire incontro al governo e ad un bene sociale.

Bisogna valorizzare le caratteristiche ed i lati positivi dell’Italia e le sue potenzialità se si vuole riconquistare una credibilità ed una forza a livello europeo. Questo vorrebbe dire valorizzare l’agricoltura e non dovere più necessariamente comprare molto dall’estero. Si potrebbe su questo punto anche cambiare il discorso delle quote di scambio europee, ed attuare una leggera forma di protezionismo per i prodotti che provengono fuori dal territorio europeo. Ci ritroviamo già invasi dai pomodori cinesi e da altro, e l’Europa non si sa difendere da queste problematiche . Inoltre con l’agricoltura si possono creare nuovi posti di lavoro. L’Italia non ha mantenuto e sviluppato nessuna delle sue qualità negli anni passati fino a distruggerle. Una mentalità politica ed economica immatura e miope ci ha reso agonizzanti. Anche se per miracolo dovessimo come spero riprenderci dobbiamo imparare dai nostri errori e cambiare comportamento e mentalità, soprattutto chi gestisce il sociale. Se qualche politico pensa di tornare a fare i suoi intrallazzi e a galleggiare nei privilegi … è meglio che se ne resti a casa e che non faccia politica.

Interinali-Lavoro-Dipendenti:
Riflettendo sul discorso dei ragazzi interinali e dell’uso ed abuso che le imprese fanno di essi, bisogna analizzare la motivazione di questo abuso. Finora la caratteristica principale dei lavoratori interinali o a progetto rispetto a quelli assunti a tempo indeterminato è stata la ricattabilità del lavoratore. Essi non hanno gli stessi diritti e garanzie del lavoratore assunto nell’azienda, e per essere riconfermati si prestano ad orari e carichi di lavoro assurdi e schiavizzanti. Le aziende si approfittano di questo fatto.
La mentalità economica contemporanea del massimo lucro al minimo costo passando sopra a determinate caratteristiche e qualità lavorative è vorace e distruttiva, e si è dimostrata come era prevedibile un boomerang. La futura economia moderna dovrà tenere conto di determinati equilibri sociali ed avere una mentalità più etica e proiettata ad un benessere sociale a lunga scadenza, dovrà essere una economia sostenibile per condizioni e qualità lavorative, per non essere distruttiva. Voglio ribadire il concetto che quando un lavoratore fa sempre straordinario e lavora per due persone toglie il posto di lavoro ad un altro lavoratore. Inoltre la modifica sistematica dell’orario contrattuale di lavoro con lo straordinario porta di fatto ad un orario non contrattato.
È ovvio che potendo scegliere tra due tipologie di lavoratori le aziende scelgono il lavoratore che ha meno diritti e che deve produrre di più. Per evitare che le società possano scegliere i lavoratori in base ai minor diritti che questi hanno, non bisogna dare alle società una alternativa di diversità di diritti e doveri dei lavoratori. Potrà anche esistere un lavoratore che viene assunto sin dall’inizio con un contratto solo a tre mesi, quindi con un contratto a termine per la realizzazione di un progetto, ma dovrà avere gli stessi uguali diritti doveri e garanzie di un vecchio lavoratore assunto precedentemente e non potrà fare straordinari od avere un carico di lavoro eccessivo. Vuole dire che se l’azienda vuole un risultato in tre mesi con due lavoratori a progetto che lavorano anche 16 ore al giorno, ce ne impiegherà sei di mesi, oppure la metà del tempo con il doppio dei lavoratori. La mancanza di posti di lavoro si combatte anche così, non permettendo alle aziende di potere fare gli orari che vogliono con i lavoratori, ma facendo rispettare all’azienda delle regole e dando ai lavoratori per civiltà sociale diritti e garanzie.  che dopo potranno essere riconfermati oppure no. È importante, quanto lo era prima, che un progetto venga raggiunto a determinate condizioni lavorative. Il mercato dei ragazzi interinali sarebbe stato di per se un input buono come inizio di vita lavorativa se le società non se ne fossero approfittate facendoli girar tra loro per evitare di assumerli. Se non ci fosse bisogno di evitare una assunzione, le società avrebbero meno problemi , e paradossalmente anche i lavoratori.
Oramai la legge Biagi è superata, perché con l’eventuale abolizione dell’art.18 (che sancisce che il licenziamento è ammesso solo per giusta causa), siamo tutti licenziabili, e quindi siamo tutti interinali. È per questo che è importante che vengano mantenuti e trasportati tutti i diritti acquisiti dai lavoratori negli anni passati anche agli interinali ed a quelle tipologie di contratto, perché se si aspetta a fare ciò con il passare del tempo saremo tutti interinali e le generazioni future avranno perso molti diritti e garanzie, espressione di una società civile.
Ci sono anche realtà nelle quali persone sono parcheggiate in posti di lavoro senza avere una utilità lavorativa e sociale, solo per motivi politici e accordi di favore, ed anche questa è una realtà che dovrebbe cambiare.
In alcune piccole e medie imprese di settore si può fare un discorso contrattuale di modifica dell’orario di lavoro, ma in questo caso può essere volontario .

Conclusione:
Devono essere sempre garantite delle garanzie ai lavoratori riguardo la qualità del lavoro, la giustizia, ed i diritti. E le garanzie ed i trattamenti dati ai lavoratori devono essere uguali in tutte le società, a parte ovviamente le specificità di settore. Ciò che rende un Paese di serie B non è solo il risultato dei rating, ma anche la mancanza di servizi, una sanità tagliata, la mancanza di investimenti per il sociale, la mancanza di investimenti per l’istruzione, la mancanza di una adeguata spesa pubblica, ed una qualità di vita lavorativa scadente. Mi pare che queste caratteristiche oramai ce le abbiamo tutte. Perseverare negli errori è da irresponsabili.
Pare assurdo, ma per invertire la rotta bisogna andare proprio in senso contrario. Esprimo il concetto applicandolo al caso specifico della crisi italiana: se la crisi ha una grande espressione  nella sempre più difficoltà nel trovare lavoro è proprio aumentando il lavoro in modo esponenziale che si inverte la rotta.
La crisi non si risolverà mai solo con un battere di cassa, ma con lo sviluppo e la crescita.
È per questo motivo che la Riforma del Lavoro è la riforma più urgente e più importante per ciò che riguarda la crescita del nostro Paese.

Angie Amber Pensword
06/12/2011

1 commento:

  1. Ciao Angela, davvero un articolo dettagliato ed esauriente. Alcuni tuoi passaggi mi hanno colpito particolarmente:

    1) Le società possono anche avere la libertà di licenziare, ma devono avere l’obbligo di assumere immediatamente.

    2) Riduzione dell’orario di lavoro per ogni lavoratore da 8 a 6 ore con un aumento di copertura oraria giornaliera di 12 ore, garantendo così che al posto di una persona ne lavorano due.

    3) Pare assurdo, ma per invertire la rotta bisogna andare proprio in senso contrario. Esprimo il concetto applicandolo al caso specifico della crisi italiana: se la crisi ha una grande espressione nella sempre più difficoltà nel trovare lavoro è proprio aumentando il lavoro in modo esponenziale che si inverte la rotta.


    Tutti i punti da te espressi mi sembrano perfettamente ragionevoli, ma, chissà perché, i nostri governanti sembrano remare nella direzione opposta.

    Fanno sempre gli stessi errori e poi, per riparare agli errori, perseverano negli stessi.
    Assurdo!

    Ancora complimenti per l'articolo!

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