sabato 30 agosto 2014

Deflazione in Italia. Italia. Europa. Mondo.

Un dato economico di questi giorni ci dice che l’Italia è in deflazione, e ciò non capitava dal 1959. 


Il dato positivo è che anche allora, dalla deflazione, ne siamo usciti fuori. Un altro pensiero positivo è pensare che il Giappone ha avuto dieci anni di deflazione nell’ultimo periodo, e non per questo ha avuto un’economia negativa. Ma il Giappone ha però un’altra economia ed un’altra mentalità rispetto alla nostra.  Difatti noi sono tre anni, pur avendo solo ora la deflazione, che stiamo in altalena con la recessione.  La recessione è un indice negativo della salute dell’economia di un paese. Si ha quando l’attività produttiva rallenta, e contemporaneamente aumenta la disoccupazione. La deflazione si ha quando l’inflazione acquista segno negativo. In pratica avviene quando i prezzi al consumo diminuiscono, invece di aumentare o di rimanere uguali. In genere deriva da un tale basso consumo, che i negozianti, pur di vendere, abbassano i prezzi.  

Se si pensa che solo intorno al 12 giugno la BCE giudicava remota la possibilità di deflazione  (vedi articolo: 


e si nota poi, oltre all’andamento economico italiano, anche l’andamento finanziario dei mercati europei ed internazionali nel corso dell’estate, i dati sono significativi.

Il fatto è che l’economia europea si sta di fatto fermando. È come una giostra che lentamente si ferma, lasciando le persone nei loro balconi sospese nell’aria, che guardano di sotto senza sapere cosa fare. A giocare, da tempo, un ruolo in questo andamento, è certamente la globalizzazione dei mercati produttivi. Si sono diversificati e modificati determinati equilibri e determinate situazioni. In più, una non oculata prospettiva a lunga scadenza riguardo una buona pianificazione sui costi energetici e produttivi della società, pensando solo al guadagno immediato ed a lunga scadenza di multinazionali e lobby, ha portato, in Italia, ad avere un mercato produttivo non competitivo.

Probabilmente questo è un periodo di grande cambiamento, nel quale l’Italia, l’Europa, ed il mondo, si dovrebbero interrogare sul futuro, mettendo in discussione determinati comportamenti e punti fissi, mentalità finanziarie, energetiche, e produttive, e valorizzare maggiormente le potenzialità delle singole nazioni in base alle proprie caratteristiche geografiche e morfologiche, storiche e culturali, e mettere in discussione anche alcuni punti dei trattati, questo non per mettere in discussione l’Europa, ma per creare un’Europa migliore. Del resto, di ogni modello di macchina, vi sono più restyling, e così è normale che sia anche per l’Europa. Invece siamo ancora al periodo delle zucchine standardizzate, mentre importiamo i pomodori dalla Cina.

In effetti di casini ne spuntano da tutte le parti, dal medio oriente, alla Russia. Ed in questo mondo globalizzato su tutto, tra accordi, mezzi, e voglia di invasione, non si può non essere coinvolti. In più le borse, europee e mondiali, non possono non essere coinvolte dalle varie situazioni che capitano a livello internazionale.

In definitiva la deflazione può non essere un fatto totalmente negativo, se porta l’Italia a migliorare su determinati aspetti, e a mettere in discussione determinate mentalità. Questo lo dicevamo anche ad inizio crisi. Difatti la crisi ha avuto i suoi lati positivi: sono state attuate delle costrizioni nei confronti dei politici (troppo poche), si sono affrontati argomenti che giacevano nel cassetto da anni, ci si è svegliati bruscamente dal torpore dell’anestesia chiedendo conto alla gestione politica degli ultimi quarant’anni delle loro scelte e non scelte. Abbiamo imparato ad avere uno spirito più critico (e non ce lo dobbiamo scordare), ecc. Continuiamo a dirlo adesso. Il fatto è che le cure hanno bisogno di tempo per fare effetto. Ed in una situazione di epidemia è più difficile guarire.  

Un'altra domanda: è giusto pensare solo all’economia e non al sociale? Secondo me no, in quando una società sana porta anche una economia sana. E poi, la gestione della società, e non solo dell’economia, è una delle funzioni della Stato. Senza entrare troppo nel merito di questo governo, bisogna dire che almeno delle cose sono state fatte, argomenti affrontati, ed altri sono in discussione, dopo anni di governi narcotizzanti gestiti da narcotizzati. Bisogna anche dire che molte cose sono ancora da fare. Ma per queste ci vuole la collaborazione e la discussione di tutti.

Alcuni suggerimenti su argomenti sui quali bisogna continuare ad insistere o affrontare ex novo, sia di economia e sia di società:
valorizzare l’agricoltura
valorizzare i beni culturali ed archeologici italiani
valorizzare il made in Italy
creare le condizioni di investimento in Italia
abbassare notevolmente il prezzo dei carburanti
garantire la sicurezza, la certezza della pena,
combattere la corruzione
velocizzare la giustizia
abbassare le tasse
snellire la burocrazia
agevolare la nascita di imprese individuali indipendentemente dall’età di chi le costituisce
aumentare i part-time a 6 ore portando l’orario lavorativo delle aziende a 12 ore (si avrà così meno disoccupazione e più produzione)
continuare a pensare al sociale come base della società e dello Stato (valorizzare ed incrementare la sanità pubblica, costruire una scuola migliore, valorizzare le forze dell’ordine ed investire in esse)
cercare di costruire un individuo sociale migliore (e la scuola svolgerà un ruolo importante in questo)
(p.s.: sicuramente mi sarò scordata qualcosa …)

Ma in tutto questo l’Italia si deve scontrare con un mondo sull’orlo di una crisi di nervi, dove gli jihadisti vogliono conquistare il Vaticano, dove c’è l’emergenza immigrazione, dove l’Europa è da migliorare, dove la Russia non si capisce quello che fa, dove la Cina ci sta letteralmente mangiando (anzi ci ha già digerito).

Forse è il momento di mettersi seduti, fare un bel respiro, e dialogare. Ma tra tanti c’è sempre qualcuno che non vuole dialogare. … Forse, in questo mondo globalizzato, dove la globalizzazione ha e può avere un valore positivo, se vengono esportati i valori positivi, si sta lentamente arrivando all’idea di un Parlamento Planetario Terrestre (ma questo è ancora troppo avveniristico).

Angela Pensword 30/08/2014 


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