Un dato economico di questi giorni ci
dice che l’Italia è in deflazione, e ciò non capitava dal 1959.
(vedi articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-08-29/ad-agosto-prezzi-giu-01percento-italia-deflazione-la-prima-volta-1959-110420.shtml
Il dato positivo è che anche allora,
dalla deflazione, ne siamo usciti fuori. Un altro pensiero positivo è pensare
che il Giappone ha avuto dieci anni di deflazione nell’ultimo periodo, e non
per questo ha avuto un’economia negativa. Ma il Giappone ha però un’altra economia
ed un’altra mentalità rispetto alla nostra. Difatti noi sono tre anni, pur avendo solo ora
la deflazione, che stiamo in altalena con la recessione. La recessione
è un indice negativo della salute dell’economia di un paese. Si ha quando l’attività
produttiva rallenta, e contemporaneamente aumenta la disoccupazione. La deflazione si ha quando l’inflazione
acquista segno negativo. In pratica avviene quando i prezzi al consumo
diminuiscono, invece di aumentare o di rimanere uguali. In genere deriva da un
tale basso consumo, che i negozianti, pur di vendere, abbassano i prezzi.
Se si
pensa che solo intorno al 12 giugno la BCE giudicava remota la possibilità di deflazione
(vedi articolo:
e si nota poi, oltre all’andamento
economico italiano, anche l’andamento finanziario dei mercati europei ed
internazionali nel corso dell’estate, i dati sono significativi.
Il fatto è che l’economia europea
si sta di fatto fermando. È come una giostra che lentamente si ferma, lasciando
le persone nei loro balconi sospese nell’aria, che guardano di sotto senza
sapere cosa fare. A giocare, da tempo, un ruolo in questo andamento, è
certamente la globalizzazione dei mercati produttivi. Si sono diversificati e
modificati determinati equilibri e determinate situazioni. In più, una non
oculata prospettiva a lunga scadenza riguardo una buona pianificazione sui
costi energetici e produttivi della società, pensando solo al guadagno
immediato ed a lunga scadenza di multinazionali e lobby, ha portato, in Italia,
ad avere un mercato produttivo non competitivo.
Probabilmente questo è un periodo
di grande cambiamento, nel quale l’Italia, l’Europa, ed il mondo, si dovrebbero
interrogare sul futuro, mettendo in discussione determinati comportamenti e
punti fissi, mentalità finanziarie, energetiche, e produttive, e valorizzare
maggiormente le potenzialità delle singole nazioni in base alle proprie
caratteristiche geografiche e morfologiche, storiche e culturali, e mettere in
discussione anche alcuni punti dei trattati, questo non per mettere in
discussione l’Europa, ma per creare un’Europa migliore. Del resto, di ogni modello
di macchina, vi sono più restyling, e così è normale che sia anche per l’Europa.
Invece siamo ancora al periodo delle zucchine standardizzate, mentre importiamo
i pomodori dalla Cina.
In effetti di casini ne spuntano
da tutte le parti, dal medio oriente, alla Russia. Ed in questo mondo
globalizzato su tutto, tra accordi, mezzi, e voglia di invasione, non si può
non essere coinvolti. In più le borse, europee e mondiali, non possono non
essere coinvolte dalle varie situazioni che capitano a livello internazionale.
In definitiva la deflazione può
non essere un fatto totalmente negativo, se porta l’Italia a migliorare su
determinati aspetti, e a mettere in discussione determinate mentalità. Questo lo dicevamo anche ad
inizio crisi. Difatti la crisi ha avuto i suoi lati positivi: sono state attuate
delle costrizioni nei confronti dei politici (troppo poche), si sono affrontati
argomenti che giacevano nel cassetto da anni, ci si è svegliati bruscamente dal
torpore dell’anestesia chiedendo conto alla gestione politica degli ultimi
quarant’anni delle loro scelte e non scelte. Abbiamo imparato ad avere uno
spirito più critico (e non ce lo dobbiamo scordare), ecc. Continuiamo a dirlo
adesso. Il fatto è che le cure hanno bisogno di tempo per fare effetto. Ed in
una situazione di epidemia è più difficile guarire.
Un'altra domanda: è giusto
pensare solo all’economia e non al sociale? Secondo me no, in quando una
società sana porta anche una economia sana. E poi, la gestione della società, e
non solo dell’economia, è una delle funzioni della Stato. Senza entrare troppo
nel merito di questo governo, bisogna dire che almeno delle cose sono state
fatte, argomenti affrontati, ed altri sono in discussione, dopo anni di governi
narcotizzanti gestiti da narcotizzati. Bisogna anche dire che molte cose sono
ancora da fare. Ma per queste ci vuole la collaborazione e la discussione di
tutti.
Alcuni suggerimenti su
argomenti sui quali bisogna continuare ad insistere o affrontare ex novo, sia
di economia e sia di società:
valorizzare l’agricoltura
valorizzare i beni culturali ed
archeologici italiani
valorizzare il made in Italy
creare le condizioni di
investimento in Italia
abbassare notevolmente il prezzo
dei carburanti
garantire la sicurezza, la
certezza della pena,
combattere la corruzione
velocizzare la giustizia
abbassare le tasse
snellire la burocrazia
agevolare la nascita di imprese
individuali indipendentemente dall’età di chi le costituisce
aumentare i part-time a 6 ore
portando l’orario lavorativo delle aziende a 12 ore (si avrà così meno
disoccupazione e più produzione)
continuare a pensare al sociale
come base della società e dello Stato (valorizzare ed incrementare la sanità
pubblica, costruire una scuola migliore, valorizzare le forze dell’ordine ed
investire in esse)
cercare di costruire un individuo
sociale migliore (e la scuola svolgerà un ruolo importante in questo)
(p.s.: sicuramente mi sarò
scordata qualcosa …)
Ma in tutto questo l’Italia si
deve scontrare con un mondo sull’orlo di una crisi di nervi, dove gli jihadisti vogliono conquistare il Vaticano, dove c’è l’emergenza immigrazione, dove l’Europa
è da migliorare, dove la Russia non si capisce quello che fa, dove la Cina ci
sta letteralmente mangiando (anzi ci ha già digerito).
Forse è il momento di mettersi
seduti, fare un bel respiro, e dialogare. Ma tra tanti c’è sempre qualcuno che
non vuole dialogare. … Forse, in questo mondo globalizzato, dove la
globalizzazione ha e può avere un valore positivo, se vengono esportati i valori
positivi, si sta lentamente arrivando all’idea di un Parlamento Planetario Terrestre
(ma questo è ancora troppo avveniristico).
Angela Pensword 30/08/2014
Nessun commento:
Posta un commento