sabato 31 dicembre 2016

TREGUA IN SIRIA E QUESTIONE MEDIO ORIENTALE

Il 29 dicembre 2016 è un giorno molto importante per la Siria e per il mondo. Dalla mezzanotte locale è entrato in vigore il cessate il fuoco di una guerra che va avanti da più di sei anni, che ha fatto centinaia di migliaia di vittime, e che esprime equilibri e disequilibri, interessi e contraddizioni, visioni e contorsioni dell’uomo contemporaneo, e tassello di uno scacchiere sia medio orientale e sia mondiale.  La tregua è tra il regime istituzionale siriano ed i ribelli, è stata siglata dalla Russia e dalla Turchia, che se ne sono rese "garanti", accettata dall’esercito siriano e dalle fazioni ribelli ad eccezione dei gruppi facenti capo alle due frange terroristiche appartenenti all’IS e alla branca siriana di Al-Qaeda. Difatti, anche dopo il cessate l fuoco, non sono mancati dei momenti di combattimento. Se tutto procede come stabilito, in gennaio, ad Astana, capitale del Kazakistan, si svolgerà l’incontro che esprimerà l’inizio di un percorso di pace, incontro al quale potrebbero partecipare, oltre alla Russia ed alla Turchia, anche Arabia Saudita, Qatar, Egitto, Giordania e Iraq. Quanto avvenuto è molto importante per un discorso di pace mondiale. La guerra in Siria non è solo della Siria, ma del Medio Oriente (che ha comunque altri focolai ed altri motivi di conflitto), e di tutto il mondo. Basta pensare a dove si trova la Siria e a quali sono i suoi Paesi confinanti, e a quanti e a quali aspetti esprime e coinvolge quel  mondo. Trovo molto interessante l'intervista al Presidente siriano Assad dall'inviato Leonardo Panetta su Tgcom24 . Nell'intervista il Presidente della Siria Assad compie un’analisi semplice e chiara, ed evidenzia degli importanti concetti. Intanto afferma che “Non si può dire che la guerra sia finita fino a quando sono presenti i terroristi in Siria”. I terroristi godono di supporti esterni, che provengono da Turchia, Katar, Arabia Saudita, e da diversi paesi occidentali. “Se i terroristi non avessero dei supporti esterni sarebbe molto facile debellarli del tutto.” Ci fa notare quanto sia “Importante confrontarsi con l’ideologia per sconfiggere il terrorismo”. Si tratta delle ideologia wahhabita. Assad evidenzia, nell’intervista, le gravi contraddizioni dell’Europa nel contrastare il terrorismo. Alla domanda su come vede l’insediamento del nuovo Presidente degli USA Trump rimane prudente, ma è ottimista, perché  “Se i rapporti tra USA e RUSSIA migliorassero davvero si avrebbe un risvolto positivo anche per i Paesi medio orientali, tra cui la Siria”. Anche se non viene espressamente detto nell’intervista, bisogna riflettere sul fatto che una situazione più equilibrata e di sviluppo in Medio Oriente porterebbe anche ad una parziale soluzione naturale della questione migratoria dei popoli che stanno lentamente e pacificamente invadendo l’Occidente.  Ma la tregua è fragile in Siria, e questo non perché sia appena nata o perché ci sono già dei piccoli focolai di non rispetto al cessate il fuoco, ma perché la tregua, come la reale fine della guerra e l'avvio delle effettiva risoluzione della questione Medio Orientale e della lotta al terrorismo, è soggetta non solo alle vicissitudini ed alla volontà interne di un popolo, ma anche alla volontà ed agli interessi ed agli equilibri internazionali. Tutto il mondo, Europa, Asia, Russia, America, e lo stesso Medio Oriente, sono corresponsabili di come sono andate le cose finora, nel male e nel bene, e corresponsabili del futuro e dell'evolversi della questione siriana ma anche medio orientale, quindi non solo di ciò che avverrà nel Medio Oriente, ma anche di ciò che dal Medio Oriente avverrà all’interno dell’Occidente. Molto interessante e da leggere anche l'articolo di Guido Olimpio L'ora della Pax Putiniana se lo Zar ridisegna la Siria su Il Corriere del 29 dicembre 2016, nel quale Guido Olimpio compie un’analisi sulla scacchiera mondiale degli equilibri, e mostra di come Putin, da abile giocatore quale è, sappia fare bene le proprie mosse. Resta una domanda: all’America, o meglio ad alcune lobby americane, andrà bene un nuovo equilibrio nel mondo? L’anno si chiude con una speranza di pace. Speriamo non venga disattesa. La strada è lunga e le cose da fare sono molte, in un percorso mondiale condiviso. 

Brevi cenni storici sulla guerra siriana e riflessioni:
la guerra civile siriana inizia nel 2011 quando, all’interno del più ampio movimento della “Primavera Araba” si venne a creare un attrito tra la struttura istituzionale monopartitica del Partito Bath e la popolazione. All’interno della spontaneità della primavera araba, come in Siria così anche in altri posti, per una questione di lotta di potere e di gestione e visione della società, si inserirono movimenti estremisti islamici che presero il sopravvento all’interno dei combattenti ribelli, si stima che siano arrivati a costituirne il 75%, denaturando l’iniziale leggerezza ed animo della primavera araba. Tali gruppi fondamentalisti, di stampo salafita, avevano come principale obiettivo l’instaurazione della Sharia. Ecco che si arriva ad uno scontro di culture, di impostazioni, di equilibri, e sia all’interno dei paesi medio orientali, e sia di riverso nel mondo occidentale, acutizzando problematiche e disequilibri già esistenti,  interne ed esterni al mondo medio orientale. Difatti la diversità di cultura e di religione tra medio oriente e occidente c’è sempre stata, come forme di sfruttamento e di intromissione, e come problematiche irrisolte. In ambito internazionale ONU si arriva ad una spaccatura nella gestione della situazione. USA, Francia e Inghilterra sostengono i ribelli, mentre Russia e Cina sostengono sia militarmente che diplomaticamente il regime di Assad. È grazie a questo aiuto che il governo istituzionale riesce, anche se con fatica e metro su metro, a riconquistare le città ed il terreno perso. Tra queste, Aleppo. La Russia, con Putin, ha quindi un ruolo fondamentale per lo svolgimento del conflitto siriano, ed anche per la firma della tregua e del futuro processo di pace.  Ma la sconfitta progressiva dei ribelli oramai estremisti non è solo merito della Russia. Già nell’estate del 2014, con l’avanzata del Califfato Islamico tra la Siria e l’Iraq, gli USA dovranno fare delle scelte. Non si può non ricordare l’importanza rivestita dalla città di Kobane, e la pazienza di questa città all’interno di una guerra troppo troppo lenta.  Si arriva alla formazione di una coalizione internazionale composta da 11 Paesi occidentali, tra i quali Italia e USA. Gli USA danno la priorità al contrasto al terrorismo dello Stato Islamico, tanto che Obama non escluderà la possibilità di interventi anche sul suolo Siriano, anche se paradossalmente potrebbero aiutare il regime di Assad. Nell’evolversi della situazione si può vedere come i “buoni”, che inizialmente erano i ribelli, sono poi diventati i “cattivi”, e come i “cattivi”, che era il regime di Assad, siano poi diventati i “buoni”. Ciò dovrebbe far riflettere (ma c’è chi non impara mai) che non tutto è prevedibile all’interno di una programmazione o di una manipolazione, e nemmeno nell’evolversi spontaneo di una situazione.  Forse, tale situazione siriana e la sua gestione, rientrano inconsapevolmente in un disegno di gestione del mondo o parte di esso, ed è il residuo di una mentalità da “guerra fredda”, nella quale ad avere la meglio tra i due litiganti si rischiava che fosse il terzo litigante, ossia l’estremismo islamico. Ed è contro tale nemico che bisognerebbe focalizzarsi. Ma capendo molte cose.  In conclusione, si può vedere come la primavera araba abbia preparato il terreno ad un proliferare dell’estremismo ed alla necessità di interventi internazionali anche occidentali sul suolo medio orientale per contrastare il terrorismo. Ma siamo sicuri che il modo sia proprio questo per contrastare il terrorismo, o forse l’occidente dovrebbe fare una seduta collettiva di psicoanalisi e decidere di modificare anche altri fattori, come suggeriti dagli spunti del Presidente siriano Assad durante l’intervista su tugcom24? Ora, non rimane che ricostruire, e sperare che il mondo mediorientale prosegua in un percorso di maggiore democrazia ma anche di maggiore equilibrio e sviluppo interno, all’interno di un percorso di pace, con beneficio globale. (Fonte sui cenni storici Wikipedia).





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