Per migliorare la società bisogna migliorare la comunicazione di input positivi. Un po’ come capita nella pubblicità. Al riguardo si è fatto qualcosa negli ultimi anni. Basta pensare alla campagna sul fumo. Ora sui pacchetti di sigarette appaiono scritte come “nuoce gravemente alla salute” oppure “il fumo uccide”. Si è liberi di scegliere, ma almeno si è avvisati. Sempre in riferimento al fumo un tempo la sigaretta era uno status simbol, un mezzo per esprimere la propria indipendenza e ribellione agli schemi, ed anche nei film era molto presente. Quella era una pubblicità indotta occulta al fumo. Fortunatamente ora le cose sono cambiate, in televisione il fumo è molto meno presente, ed è stato limitato e relegato al posto che serve. Grazie anche alle nuove regole che pensano al benessere dei non fumatori e che vietano di fumare in luoghi chiusi ed in ambienti di lavoro, e che prevedono in alcuni casi la distinzione in “aree fumatori” ed in “aree non fumatori”. Tali regole insegnano anche da un punto di vista sociale il rispetto verso il prossimo. Il concetto è questo: tu puoi pure fumare, ma non puoi obbligare qualcun altro a fumare il tuo fumo passivo. Da quando c’è stata una regolamentazione del fumo cartelli “vietato fumare” ci sono molti meno fumatori, e più salute in giro. Una società senza regole porta all’anarchia, dove prevale il prepotente sul giusto. Il Ministero ha fatto diversa pubblicità di avvertimento anche su altre tematiche di salute e di costume sociale, attraverso Pubblicità Progresso. Sono iniziative ottime. Andrebbero ripetute periodicamente e ne andrebbero fatte ancora di nuove. Si può fare lo stesso anche per pubblicizzare comportamenti sociali migliori. Ad esempio si può fare una pubblicità dove vi è un ragazzo che aiuta una vecchina ad attraversare la strada, si può insegnare il rispetto per gli anziani, si può insegnare l’amore per gli animali, e così per tante altre cose. La pubblicità non dovrebbe diffondere solo prodotti economici ma anche valori. La pubblicità non è solo denaro, è anche educazione. Ed uno Stato deve pensare anche alla educazione comportamentale perché ha una ripercussione a livello di benessere comportamentale sociale.
24/02/2012 Angela Pensword
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