lunedì 17 marzo 2014

MARO’

Riporto un articolo che ho scritto a fine gennaio 2014, ma ancora attuale. Adesso vi sono rassicurazioni da parte del governo indiano che anche in caso di condanna i marò non rischiano la pena capitale. La Nia infatti, anche in caso di condanna, non chiederà il massimo della pena. Ma anche una condanna ingiustificata non è una cosa bella. Come non lo è la possibilità di passare un tot numero di anni in carcere. Per avere un esito positivo il processo dovrebbe tenere conto anche di tutte le prove a discolpa dei marò, che sono molte, e degli elementi invalidanti dell’attuale conduzione processuale. Forse, dopo le elezioni politiche indiane previste nel prossimo mese di luglio, la situazione si risolverà più facilmente.  

La questione diplomatica (che diplomatica non è) dei nostri due marò Girone e La torre non ha fine. Va avanti da  febbraio 2012 e si complica sempre di più. È come una rete da pesca più simile ad una ragnatela che li tiene prigionieri e che tira verso di sé anche l’Italia. Per questo quando i due marò erano tornati in Italia per un permesso non dovevano tornare in India. Si sarebbe tolta l’arma di ricatto impropria (i due marò) dalle mani del governo indiano contro l’Italia. Ed invece dopo il sussulto di amore proprio da noi dimostrato nel tenerci a i militari venuti in licenza a casa, li rimandiamo nelle fauci del lupo. E adesso, nonostante le precedenti rassicurazioni al riguardo sul fatto che ciò non sarebbe accaduto da parte del ministro degli esteri indiano Salman Khurshid, pare che i marò rischino comunque una imputazione con condanna a morte. O comunque ci sarà una condanna. E la storia continua. Non ci sono parole! Questa vicenda è il fallimento delle scelte dell'Italia nella gestione al riguardo. Una serie di errori in successione! Rimango convinta che: 1) Dato che non sono riusciti a prendere in ostaggio la nave hanno preso in ostaggio i due marò. 2) La pirateria è un'organizzazione che ha parecchi costi di gestione e parecchi livelli di coinvolgimento. 3) I pescatori sono rimasti uccisi successivamente non si sa in quale occasione e, o per volontà o per incapacità, o per comodità, si è voluta dare la colpa alla nave italiana. 4) La nave doveva rimanere in acque internazionali e non recarsi al porto. 5) Le indagini non sono state potute portate avanti in modo soddisfacente e parallelo anche dai nostri ris perché più di tanto non è stato possibile, e l'Italia doveva maggiormente puntare i piedi su questo fatto. 6) Le indagini balistiche dimostrano l'estraneità dei fatti. 7) Una volta che i marò erano tornati in Italia penso che assolutamente non dovevano essere rispediti in India. Domanda: perché comportarsi diplomaticamente con chi diplomaticamente si approfitta di te? ... Il problema dell'Italia delle volte è anche il proprio provincialismo e servilismo ... ! Creavamo un incidente diplomatico?! E perché? E l'incidente diplomatico che ha causato il governo indiano tenendosi i nostri due marò senza essere in grado di stabilire la verità? L'india dovrebbe rimandare subito a casa i due militari e il governo indiano dovrebbe contemporaneamente farci le scuse! (Ma figuriamoci).  Ma cosa vogliono? Che paghiamo un riscatto?! Ciò dimostrerebbe che l’idea di un riscatto contro due ostaggi non era un ipotesi così assurda. Anche perché non possiamo certo lasciarli soggiornare in India. Tale vicenda dimostra anche che nella buona fede del proprio operato (… frase che è un esempio di diplomazia) anche il governo indiano non è in grado di gestire bene le vicende internazionali, e mi pare neanche quelle interne.

Angela Pensword  



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