Riporto un articolo
che ho scritto a fine gennaio 2014, ma ancora attuale. Adesso vi sono
rassicurazioni da parte del governo indiano che anche in caso di condanna i
marò non rischiano la pena capitale. La Nia infatti, anche in caso di condanna,
non chiederà il massimo della pena. Ma anche una condanna ingiustificata non è
una cosa bella. Come non lo è la possibilità di passare un tot numero di anni
in carcere. Per avere un esito positivo il processo dovrebbe tenere conto anche
di tutte le prove a discolpa dei marò, che sono molte, e degli elementi invalidanti
dell’attuale conduzione processuale. Forse, dopo le elezioni politiche indiane
previste nel prossimo mese di luglio, la situazione si risolverà più
facilmente.
La questione diplomatica (che diplomatica non è) dei
nostri due marò Girone e La torre non ha fine. Va avanti da febbraio 2012 e si complica sempre di più. È
come una rete da pesca più simile ad una ragnatela che li tiene prigionieri e
che tira verso di sé anche l’Italia. Per questo quando i due marò erano tornati
in Italia per un permesso non dovevano tornare in India. Si sarebbe tolta
l’arma di ricatto impropria (i due marò) dalle mani del governo indiano contro
l’Italia. Ed invece dopo il sussulto di amore proprio da noi dimostrato nel
tenerci a i militari venuti in licenza a casa, li rimandiamo nelle fauci del
lupo. E adesso, nonostante le precedenti rassicurazioni al riguardo sul fatto
che ciò non sarebbe accaduto da parte del ministro degli esteri indiano Salman
Khurshid, pare che i marò rischino comunque una imputazione con condanna a
morte. O comunque ci sarà una condanna. E la storia continua. Non ci
sono parole! Questa vicenda è il fallimento delle scelte dell'Italia nella
gestione al riguardo. Una serie di errori in successione! Rimango convinta che:
1) Dato che non sono riusciti a prendere in ostaggio la nave hanno preso in
ostaggio i due marò. 2) La pirateria è un'organizzazione che ha parecchi costi
di gestione e parecchi livelli di coinvolgimento. 3) I pescatori sono rimasti
uccisi successivamente non si sa in quale occasione e, o per volontà o per
incapacità, o per comodità, si è voluta dare la colpa alla nave italiana. 4) La
nave doveva rimanere in acque internazionali e non recarsi al porto. 5) Le
indagini non sono state potute portate avanti in modo soddisfacente e parallelo
anche dai nostri ris perché più di tanto non è stato possibile, e l'Italia
doveva maggiormente puntare i piedi su questo fatto. 6) Le indagini balistiche
dimostrano l'estraneità dei fatti. 7) Una volta che i marò erano tornati in
Italia penso che assolutamente non dovevano essere rispediti in India. Domanda:
perché comportarsi diplomaticamente con chi diplomaticamente si approfitta di
te? ... Il problema dell'Italia delle volte è anche il proprio provincialismo e
servilismo ... ! Creavamo un incidente diplomatico?! E perché? E l'incidente
diplomatico che ha causato il governo indiano tenendosi i nostri due marò senza
essere in grado di stabilire la verità? L'india dovrebbe rimandare subito a
casa i due militari e il governo indiano dovrebbe contemporaneamente farci le
scuse! (Ma figuriamoci). Ma cosa
vogliono? Che paghiamo un riscatto?! Ciò dimostrerebbe che l’idea di un
riscatto contro due ostaggi non era un ipotesi così assurda. Anche perché non
possiamo certo lasciarli soggiornare in India. Tale vicenda dimostra anche che
nella buona fede del proprio operato (… frase che è un esempio di diplomazia)
anche il governo indiano non è in grado di gestire bene le vicende
internazionali, e mi pare neanche quelle interne.
Angela Pensword
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