mercoledì 18 gennaio 2012

Lavoro e crescita

Stabilito che gli sforzi ed i sacrifici volti al risanamento di bilancio possono essere mangiati dalla speculazione internazionale, dall’aumento dello spread, dall’abbassamento dei rating, da questioni internazionali escluse dalla nostra volontà e dai nostri sforzi, non ci rimane che focalizzare tutte le nostre energie sulla crescita. Una parte dei soldi recuperati per il risanamento di bilancio devono essere dirottati sullo sviluppo della economia. Questo non vuole dire che non si devono fare riforme volte alla riduzione degli sprechi e all’ottimizzazione dei settori, ma vuole dire che la priorità non deve essere il risparmio ma la crescita. Quindi anche iniziative che tolgono soldi al risanamento di bilancio ma che agevolino seriamente il lavoro dei giovani attraverso sovvenzioni possono essere molto più utili. Tali sovvenzioni devono essere però controllate nel loro effettivo e giusto utilizzo.
Uno Stato può sovvenzionare anche non richiedendo dei costi al cittadino o all’imprenditore. È una modalità indiretta di sovvenzione. Certo questo porta a non fare entrare soldi nelle casse dello Stato, ma ha un doppio beneficio. Primo evita dei costi a chi produce e a chi fa e dà lavoro invogliando il lavoro stesso, secondo mette in moto l’economia con beneficio sociale. Ad esempio, nel caso dell’aumento obbligatorio dell’orario giornaliero di lavoro a 12 ore con due persone che lavorano a 6 ore invece di una sola ad 8 ore nelle grandi spa ed imprese, si può invogliare l’azienda non tassando la maggiorazione di orario ossia detassando una percentuale su ognuno dei due lavoratori in  modo che per l’azienda non vi sia un aggravio di tasse per avere assunto una persona in più. Il maggiore costo di produzione sarà composto essenzialmente dallo stipendio, la produzione aumenterà, lo Stato non avrà nuove entrate ma nemmeno inferiori.
Ci sono realtà lavorative dove le persone lavorano già 12 ore e più, ma l’orario lavorativo è effettuato da una sola persona. Si tratta di sfruttamento ovviamente e non di lavoro. Le piccole società appaltatrici con i lavoratori in nero, le piccole società edili, anche le grandi spa e multinazionali attuano questo sfruttamento con i ragazzi interinali con il miraggio di una riconferma o di una assunzione, e la società cinese ci fa la sua produzione in Italia con i suoi connazionali già abituati a turni di lavoro forzati. Tutto questo crea danno alla economia, sia perché ci sono persone che lavorano per due e persone che non lavorano per niente e non guadagnano, e sia perché si tratta di una economia in nero. Tutto questo deve finire anche per un guadagno sociale di benessere e qualità della vita. Molte persone, madri, quasi pensionandi, ragazzi giovani, avrebbero più tempo a disposizione ed una vita meni stressata. Solo i capi famiglia e chi ha delle responsabilità familiari e sociali particolari dovrebbe essere avvantaggiato a potere fare dei turni di 8 ore. Meno soldi in giro? Penso il contrario. Se in una famiglia di cinque persone invece del solo capo famiglia che lavora fisso 10 ore al giorno (8+2 di straordinario) lavorassero in due, il capo famiglia a 8 ore (assolutamente senza straordinario) ed un figlio a 6 ore avrebbero un aumento di entrata familiare 4 ore giornaliere, ed avrebbero un guadagno anche se lavorassero entrambi solo 6 ore, ci sarebbero meno ragazzi a spasso e più responsabilità in giro. Se i cinesi vogliono continuare a lavorare come sono abituati è un problema loro nel quale non possiamo entrare, ma possiamo agire nella nostra società e nel nostro lavoro, e nella nostra economia. Per stare al passo con produzione maggiore e concorrenziale non dobbiamo lavorare di più e guadagnare di meno, ma lavorare di meno e guadagnare di più. Il pensiero che si fa è sul singolo, mentre in questo momento di difficoltà va impostato un discorso collettivistico per risanare l’economia. Forse è meglio che ci sono più persone che guadagnano fisso un po’ meno, lavorando part-time, che molte poche che guadagnano di più con molte a spasso. Questo può valere bene per i giovani che iniziano lavorare e vogliono iniziare una vita loro, e per chiunque stia nel settore impiegatizio. Non vale ovviamente per i liberi professionisti.
Inevitabilmente prima dobbiamo focalizzarci sulla registrazione e regolamentazione di quei comportamenti antieconomici, antipolitici, ed antisociali, che hanno contribuito a portare l’Italia dove sta, e migliorare la regolamentazione bancaria europea antispeculativa. Riguardo la crescita solo il lavoro è il motore della crescita e della salute economica di un Paese.

Nessun commento:

Posta un commento