Se fosse vero che lo Stato (noi) contribuirà per grande parte ai versamenti del contributivo sulla loro pensione questa manovra saprebbe di presa in giro. Dove è la trasparenza dei dati in uscita (taglio di stipendio) ed in entrata (contributi statali ottenuti) completi di tale piccola riforma attuata dai parlamentari? Ed ancora, sarà anche apprezzabile la riduzione dell’importo forfettario riferito generalmente ad aiutanti e portaborse (generalmente non pagati per quell’importo), ma non sarebbe meglio avere il rimborso, magari anche maggiore, ma solo dietro effettive e totale documentazione giustificativa ed anzi, che tali portaborse venissero direttamente pagati dalla struttura statale?
Forse ci dimentichiamo che i parlamentari sono lavoratori anche loro (forse se lo scordano loro stessi) e che quindi hanno dei doveri come noi, come ad esempio contribuire con le tasse e non gravare con costi esagerati di stipendio, contributi, agevolazioni e privilegi sulla collettività. In effetti loro sono dei nostri stipendiati, che dovrebbero lavorare per il bene comune e non per il loro interesse (dovrebbero!), e che dovrebbero rendere conto a noi del loro operato per poi avere un riscontro attraverso le elezioni. In teoria tutto bene, ma in pratica tutto male. Anche l’attuale legge elettorale (che ancora non viene cambiata!) è un esempio di cattiva politica in quanto non premia la volontà degli elettori ma quella dei proprietari di partito che possono così stabilire le carte e gli inciuci in anticipo. Riguardo le iniziative prese dai parlamentari sui loro stipendi, e sul costo proprio dei parlamentari, i tagli da fare sono ancora molti. Sembra buona, invece, l’iniziativa di mettere un tetto allo stipendio per i manager pubblici.
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