L’art.18 continua ad essere al centro della discussione all’interno della Riforma del lavoro. La risposta alla prima ipotesi (eliminarlo) è ovvia: non se ne parla proprio! Per la seconda ipotesi forse se ne potrebbe discutere. Bisogna vedere in che termini. Il Governo non è molto chiaro in questo. La chiarezza tra le parti sociali, il Governo e la Confindustria è fondamentale in una discussione per trovare un punto di incontro. Da un lato può essere vero che vi è una realtà troppo vincolante per le aziende nel licenziare. Dall’altro vi sono i sindacati che giustamente non vogliono eliminare tutele basilari per i lavoratori. Prendiamo quindi in considerazione il “troppo” ma salvaguardiamo dei vincoli inalienabili di diritto del lavoratore sia come qualità di vita lavorativa che come diritto a non essere licenziati per libero arbitrio delle aziende. Le tutele per i lavoratori sono espressione di civiltà evoluta e sono alla base di una buona qualità di vita lavorativa, come orario e condizioni. Dare alle aziende un potere assoluto nel licenziare i lavoratori costituisce un ricatto per i lavoratori ed è un boomerang sociale ed economico negativo. Di certo il Governo non vuole rendere i lavoratori ricattabili, cosa che accadrebbe con l’eliminazione dell’art.18, quindi si presume che lo voglia modificare. Ma in che modo? La concertazione tra le parti serve proprio a questo. Bisogna evitare che un’azienda possa direttamente o psicologicamente indurre il proprio dipendente a effettuare spesso straordinario o ad avere comportamenti dannosi socialmente od alla propria salute per mantenersi il posto di lavoro. Questo è quello che capitava con gli interinali. Quando un’azienda può fare lavorare una persona sfruttandola come se fossero due si toglie un posto di lavoro e si hanno effetti economicamente negativi a livello nazionale. La tutela dei propri diritti evita (in parte) questa procedura sbagliata. Si potrebbe anche dare alle aziende una maggiore facilità di licenziare riferita solo a determinate condizioni ma ci dovrebbero poi essere dei controlli per evitare un abuso di tale potere, ossia che le difficoltà economiche non siano una facciata per mascherare una riduzione di personale vecchio per assumerne nuovo con meno garanzie. È per questo che è anche importante che non ci siano diversità di garanzie e tipologie contrattuali. Bisogna ricordare che i fattori che non invogliano le aziende straniere e quelle italiane piccole e grandi ad insediarsi nel nostro territorio sono anche altri e non solo i presunti vincoli lavorativi. C’è prima di tutto l’insolvenza dello Stato quando esso è debitore, la burocrazia esagerata, tasse, presenza della criminalità abbastanza diffusa (pizzo), costi di trasporto, costi del personale, costi energetici, lentezza nelle cause in caso di controversie, ed un pizzico di caos nelle istituzioni. Sono questi gli altri fattori sui quali bisogna agire. Riguardo il menzionato art.18 è importante che ci sia un sincero confronto tra il Governo, i sindacati e la Confindustria che salvaguardi il lavoratore e di conseguenza anche il benessere economico della Nazione.
06/02/2012 A A Pensword
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