Ma perché negli altri Stati i carburanti costano meno?
In un momento di recessione aumentare il costo della benzina e di tutti i carburanti è proprio come buttare benzina sul fuoco ed aumentarne la fiamma. Il prezzo dei carburanti, e quindi anche il loro aumento, ha ripercussioni immediate sui prezzi delle merci, e doppiamente sul bilancio delle famiglie. Le merci devono essere trasportate per arrivare nel punto di vendita, e se il costo del trasporto aumenta, aumenta anche il costo finale della merce. Noi cittadini compreremo le merci aumentate nel prezzo, ed inoltre pagheremo direttamente il carburante aumentato quando useremo il nostro mezzo di trasporto personale, la macchina. Circa il 60% circa del prezzo finale dei carburanti deriva da tasse imposte dallo Stato, alcune delle quali dell’anteguerra. Il prezzo dei carburanti è per lo Stato un pozzo dal quale attingere soldi. Se a questo ci aggiungiamo l’oscillare del costo della materia prima al barile in base alle situazioni e tensioni internazionali, il fatto che dopo un giustificato aumento non segue la sua giustificata diminuzione, ed il fatto che ci devono guadagnare anche la società di produzione ed il distributore, ecco che il fuoco del petrolio è quello di un vero drago. Un piccolo aumento di pochi centesimi di euro sembra non essere nulla sul singolo, ma spalmato per tutti gli acquirenti costituisce un grande introito. Considerando le ripercussioni a cascata che il prezzo dei carburanti ha nella vita sociale di un Paese, non sarebbe meglio tenere il prezzo il più basso possibile? (gennaio 2012)
20/03/2012 Angela Pensword
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