giovedì 17 maggio 2012

POLITICA SOCIETA’ E FUTURO

Moltissimi italiani sono disgustati dalla politica, da come è stata gestita l’Italia da dopo il boom economico, dai politici, e dalla mentalità di fare politica. Se i partiti non dimostrano subito di cambiare, alle prossime elezioni politiche verranno spazzati via dall’astensionismo e dai voti di protesta. Ma per dimostrare di essere cambiati dovrebbero fare subito quelle riforme strutturali della politica che da troppo tempo rimandano, come la riduzione degli stipendi, la riduzione dei parlamentari, una seria e valida ristrutturazione delle spese parlamentari e della gestione degli staff, una drastica riduzione del sovvenzionamento pubblico, e la riforma elettorale.
Il risultato delle amministrative dovrebbe portare i partiti a velocizzare l’iter di tali riforme le quali sono fondamentali per riacquistare il consenso dell’elettorato e per migliorare l’umore sociale. Mettere in discussione il Governo Monti, o la capacità di dialogo all’interno dell’ABC, sarebbe un errore. Ciò che i partiti devono mettere in discussione è ciò che non è stato fatto politicamente prima del Governo Monti, nel vedere e nell’affrontare i problemi, nell’impostare strategie politiche ed economiche, e nel non proteggere l’economia e l’agricoltura italiana dall’invasione dei prodotti esteri.
Se i partiti imposteranno la prossima campagna elettorale senza avere prima fatto le riforme del sistema politico, senza proposte e programmi validi, e finalizzata solo contro Grillo, si scaveranno ulteriormente la fossa con le proprie mani. Oramai la coscienza cittadina è troppo forte per non usare la testa con indipendenza. Il fatto che l’elettorato non sia più gestibile ed indirizzabile è un qualcosa che spaventa i partiti classici, perché si trovano spiazzati. Ecco che quindi devono prendere delle iniziative per migliorare se stessi. Ed ecco che la crisi che ci ha colpito, economica, nazionale, internazionale, e politica, serve a migliorare la politica e quindi la società ed assume un valore positivo. 
Questo è un periodo difficile per la classe politica. Le persone oramai pretendono dei risultati e dei comportamenti nuovi, insieme ad una nuova mentalità. Siamo in un periodo di svolta epocale nel modo di fare politica. E di questo dobbiamo ringraziare proprio la grande crisi economica ed europea, che oltre a mettere in crisi l’economia, i posti di lavoro, e gli Stati, ha messo in crisi anche le nostre consuetudini e convinzioni, costringendoci a pensare, a giudicare, ed a pretendere. Se riusciamo a sopravvivere a tutto questo, ed a portare una mentalità migliore in ogni nostra forma di espressione, politica compresa, anche il mondo sarà migliore.
Angela Pensword 15/04/2012

2 commenti:

  1. Per una rimozione concertata dell’euro:

    La moneta unica Europea è destinata, prima o poi, a un’esplosione incontrollata.
    Pertanto, per evitare questo disastro, i firmatari di questo testo suggeriscono che sia avviata una concertazione Europea al fine della necessaria rimozione dell’euro. “I dodici economisti firmatari, tra cui Jean-Luc Gréau , Jacques Sapir e Jean-Claude Werrebrouck, ritenendo che : “l’ostinazione dei governanti a sprofondare, a tappe forzate, nell’impasse dell’euro, può solo portare ad un generale peggioramento della situazione economica in Europa”, propongono qui un piano per uscire dall’euro.

    http://resettiamoci-ora.blogspot.it/2012/06/per-una-rimozione-concertata-delleuro.html

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    1. Ciao. Grazie per la segnalazione. L’ho letta con interesse. Condivido che “la vera causa della crisi dell’euro è l’inesorabile aumento del debito estero in metà dei paesi dell’area.” Questo significa che in quei Paesi le strategie politiche economiche, agricole ed energetiche, ed altre, e l’impostazione della gestione del Paese e quindi lo sviluppo delle potenzialità e delle qualità del Paese stesso sono state gestite male. È questa la colpa principale che personalmente attribuisco alla politica, almeno alla politica italiana, colpevole di immobilismo e stasi, di fermarsi al contrasto distruttivo tra le parti invece di una diversità costruttiva nel dialogo e nella obiettività, colpevole di non lungimiranza economica sociale e nazionale, resa miope da incapacità, da una cappa di potere, e da interessi personali, di parte, e di settore. Questa mentalità politica dovrà cambiare, perché non è più sostenibile. Non lo è per un Paese. che è stato reso cronico e tubercolotico nella sua salute, e non lo sarebbe in un Paese che gode di buona salute reale (e non virtuale), in quanto è proprio una mentalità ed una impostazione sbagliata. Ma non vedo come togliere la moneta unica costituisca un togliere il debito. Penso che la moneta unica debba rimanere, ma che siano le regole a dovere cambiare. A livello europeo in diversi settori, ma soprattutto nel settore finanziario e bancario. Penso che annullare i contratti fatti su prodotti derivati alcuni dei quali coinvolgono anche enti locali e comuni, siamo un passo economico importante, doloroso per banche, ma necessario. Sono gli errori di gestione che vanno resettati, e non la moneta unica. Penso sia meglio resettare il sistema bancario, anche se ciò porterà notevoli perdite di capitali alle banche, capitali però in parte recuperati dai Paesi. Penso che l’Europa debba essere ancora più unita in questo. Ricapitalizzare le banche? E senza chiedere loro una contropartita sulla gestione e sui debiti passati? A che pro?. Non sarebbe meglio ricapitalizzare direttamente gli Stati e pretendere dagli Stati delle garanzie di migliore gestione sociale e nazionale, delle strategie che si possano chiamare tali, dei programmi concreti, una mentalità di gestione migliore? Non ho visto una politica comune al riguardo, o comunque troppo poco e non in profondità. Non sarebbe comunque giusto che la Germania o la Danimarca od i Paesi virtuosi si accollassero la mala gestione passata degli Stati incompetenti, senza che questi Stati vengano messi davanti alle loro responsabilità. Bisogna lavorare su questo aspetto prima di unificare il debito. Comunque, se non si faranno le riforme giuste dal punto di vista europeo, oltre che nazionale, è vero che l’euro esploderà, perché non sarà possibile la sua gestione e la gestione della crisi. Ma la soluzione non è prevedere ed organizzarsi in tale senso, ma è evitarlo.

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