Perché non creare un forte grande centro e tenere i due estremi ai lati? Sarebbe forse la soluzione per garantire una governabilità.
Un centro non immobile ma costruttivo. Per anni abbiamo avuto governi di centro. Si sono susseguiti governi moderati, né di una parte estreme e né dell’altra. Anche nel bipolarismo il governo di centrodestra era pur sempre un governo di centro, come lo sarebbe stato un governo di centrosinistra. Ed anche nei governi che abbiamo avuto con la vecchia Democrazia Cristiana. Ma ci sono stati sia pro e sia contro. Cose buone sono state fatte, altre sono state rovinate, altre ancora non sono state impostate. Nel dopoguerra tutto era da ricostruire e vi era sia la voglia e sia la capacità a livello di popolazione ed a livello politico per fare le cose bene. Ma col tempo l’ingranaggio, forse perché toppo grande complicato e conflittuale, si è bloccato. Per anni i governi sono rimasti bloccati nel proprio immobilismo, nella loro sicurezza blindata di rimanere al posto di comando come forza politica predominante, man mano si sono gonfiati i loro interessi, senza fare niente di costruttivo per il Paese come economia, agricoltura, energia, istruzione, ed altro, strategicamente a lunga scadenza, nel tempo si sono intensificate le connivenze di interessi trasversali all’interno della società tra la politica ed i vari settori (in qualche caso), nella compravendita di voti e favori, nelle consuetudini autorigeneratrici di se stesse e di se stessi che continuano a garantire interessi e connivenze, e quindi vincoli e legami. Ciò ha distolto lo sguardo dei politici da quello che dovrebbe essere l’obiettivo principale di chi fa politica gestire la collettività per il bene e per lo sviluppo del Paese.
Il prossimo centro (o comunque la prossima classe dirigente o la prossima maggioranza) dovrà essere diverso dalle precedenti legislature negli esempi negativi che abbiamo avuto internamente ad esse, non fermo in un immobilismo di vincoli ma dinamico e costruttivo.
Un centro fatto di alleanze che si rispettano e che dialogano. Il dialogo è fondamentale in politica per avere una visione obiettiva e d’insieme. Questo vale sia tra alleati e sia tra forze politiche avversarie. Senza il dialogo, senza rispetto della altrui diversità anche nell’ambito centrale moderato, senza la libertà di votare diversamente anche se si è legati nel centro, e senza la possibilità di questo , si corre i rischio di ricreare l’ingovernabilità del proporzionale all’interno di un ventaglio centrale.
Un centro formato da persone valide. Volti nuovi che vogliono fare politica con una mentalità migliore e più matura e che non siano i cloni della espressione politica precedente negli esempi negativi, e volti vecchi di politici che hanno sempre fatto ed inteso la politica nel senso più nobile del termine. E soprattutto persone che siano capaci di dialogare, innovative e propositive nella mentalità di fare politica, svincolate dalle consuetudini e dall’immobilismo, serie e corrette.
Si continua a parla re di centrodestra e di centrosinistra, ognuna opposta all’altra. Ognuna che si esprime nel bipolarismo nello scontro politico distruttivo. Perché non parlare di un grande centro formato da un ventaglio che vada dalle forze moderate di sinistra, quindi da Bersani e Renzi, alle forze moderate di destra? Sarebbe forse la soluzione migliore.
Angela Pensword 26/10/2012
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