sabato 24 novembre 2012

Europa in difficoltà: slitta accordo europeo sulla previsione di bilancio. Forse l’unica soluzione è quella che nessuno propone: abbattere il 40% del debito di ogni Stato europeo.

24/11/2012. Si svolge a Bruxelles la riunione europea per l’approvazione del budget comunitario settennale 2014 – 2020. Ma arrivare ad un accordo sull’entità dei tagli e sulla pianificazione delle spese è un’impresa difficile, e le mediazioni cercate risultano vane.
Ciò che rende difficile arrivare ad una decisione comune è la diversità di opinioni dovute alla diversità di situazioni economiche interne. Ci sono Paesi che necessitano maggiormente dei sovvenzionamenti europei, altri che ne utilizzano in modo minore in quanto godono di situazioni economiche interne migliori. In una fase di tagli europei per il budget comunitario 2014 - 2020 è ovvio che questi tagli sono visti diversamente dai diversi Stati, in quanto hanno una inevitabile ripercussione diversa. Così si arriva alla posizione del Primo Ministro Inglese Cameron che paventa il proprio diritto di veto in caso di non adeguata ristrettezza in ambito europeo. E si arriva alla situazione opposta di quei Paesi, Spagna, Portogallo, Italia, Francia, che non potrebbero sopportare un taglio negli aiuti europei.
In pratica l’austerity è arrivata a colpire anche i sovvenzionamenti europei. Nella previsione di spesa del bilancio settennale comunitario è prevista una riduzione. L’entità di tale riduzione è l’oggetto della contesa. La mediazione è difficile, e può portare talvolta a compromessi che non soddisfano nessuno e che potrebbero, se attuati, portare a nessun reale beneficio per gli Stati europei e per l’Europa stessa.
In Italia è probabile che tali tagli abbiano ripercussioni negative sulle politiche agricole, che già non godono di buona salute, e sugli investimenti. Monti è stato chiaro a Bruxelles, in sede della attuale riunione del Consiglio Europeo, sul fatto che l’Italia non può e non deve essere penalizzata dall’attuazione di tali tagli. Quindi l’Italia non subisce nel dialogo ma è parte attiva insieme agli altri Stati membri (e bisogna darne merito a Monti).
La riunione europea si conclude senza un accordo sulla previsione di tagli e spese nel bilancio comunitario 2014 – 2020. Se prendere decisioni oggi porta a prendere decisioni sbagliate è senza dubbio meglio posticipare le decisioni. Una data probabile per una nuova riunione del Consiglio Europeo nella quale discutere nuovamente i temi oggi irrisolti, ipotizzata dallo stesso Consiglio, è ad inizio anno 2013.
Vi sono altre informazioni riguardo questa giornata di vertice europeo che meritano considerazione:
Cameron affronta dei punti interessanti riguardo un’eventuale abbattimento dei costi stessi della struttura politica europea, che se venissero attuati porterebbero ad un risparmio considerevole sulla spesa politica europea. Sarebbe sperabile approfondire questo argomento in futuro.
Draghi esprime l’opinione positiva sull’operato della BCE e di come essa sia pronta ad intervenire con lo scudo anti-spread nel caso gli Stati europei ne facciano richiesta. Esorta anche l’Unione Europea a trovare quella unione politica necessaria a superare meglio la crisi.
Monti nella conferenza stampa tenuta la sera stessa giudica la discussione tra i 27 Paesi membri del vertice una “discussione costruttiva” ed è ottimista sulla possibilità di un accordo tra i Paesi membri per inizio anno 2013. In questi mesi si lavorerà in tale direzione. Spera in un utilizzo ragionevole delle risorse a favore della crescita, della solidarietà ed equità. Si esprime a favore di un controllo finanziario e contro gli sconti dei quali godono alcuni Paesi europei in quanto li giudica iniqui in ambito comune europeo.
Riflessioni personali. Ma se l’Europa è l’insieme degli Stati che la costituiscono, è ovvio che bisogna trovare un accordo comune che sia finalizzato al bene dell’Europa stessa. È anche vero che se stare in Europa corrisponde alla morte per implosione economica allora forse (e mi sorprende dirlo) è meglio abbandonare la barca che affonda, perché non avrebbe senso più l’esistenza della barca stessa. La finalità dell’Europa è anche quella di preservare il benessere di ogni Stato membro, ed ogni Stato deve fare del suo meglio per godere di buona salute. Il bene dell’Europa corrisponde al bene di ogni Paese europeo, ed il bene di ogni singolo Paese europeo corrisponde al bene dell’Europa. L’insieme di Stati forti forma un’Europa forte. Qui iniziano le difficoltà perché vi sono differenze tra i Paesi costituenti l’Europa e disfunzioni nella struttura europea. Differenze di solidità economica, squilibri nel peso che hanno gli Stati, e mancanza di una vera unità politica economica e strategica europea, nonché bancaria e finanziaria. Fortunatamente tutto è migliorabile, la speranza è l’ultima a morire, e ci sono anche cose che funzionano, quindi si può continuare ad essere ottimisti.
L’Europa, nel gestire questa crisi economica che l’ha investita, si è incartata in una ricerca di stabilità economica impostata sull’austerity, Del resto vi è la necessità di recuperare soldi, sia internamente nei singoli Stati e sia a livello europeo, per essere convogliati in investimenti. Vi è anche la necessità di impostare politiche migliori all’interno dei Paesi stessi. E vi è la necessità di migliorare in Europa quelle criticità e disfunzioni che sono presenti anche in ambito strutturale. Vi sarebbe anche la necessità di avere una BCE che possa stampare moneta unica. Tale stampa non dovrebbe essere certo un pozzo senza fondo dal quale attingere potendo così non preoccuparsi di creare problemi a seguito di cattive gestioni, ma potrebbe certamente essere un aiuto e la soluzione parziale a momenti di difficoltà. Del resto se l’Europa deve essere unica ed unita, lo dovrebbe essere anche sotto questo aspetto.
L’Europa, sempre nel gestire questa crisi economica, sta cercando di recuperare in pochissimo tempo ad errori fatti nel passato. Bisogna capire che ci sono errori che non si possono recuperare, e soprattutto non in poco tempo. Per questo penso ad un modo straordinario ed inusuale per resettare in parte il problema: annullare il 40% del debito di ogni Stato. In questo modo si abbatterebbero gli interessi negativi sul debito, che da soli mangiano ogni sforzo che i Paesi più cagionevoli stanno compiendo con le loro riforme interne. Tali interessi negativi corrispondono all’olio messo su di una parete di specchi (quella che deve risalire l’Italia ad esempio). Stabilito che in alcuni Paesi negli anni passati il debito è stato gestito male (tra cui in Italia), ora alla classe politica nazionale non resta che spargersi il capo di cenere ed evitare di fare in futuro gli stessi errori. Ma per rimettere le nazioni europee in carreggiata ed in un contesto europeo salutare penso che bisogna attuare sul serio un procedimento straordinario di abbattimento del debito, abbonandone una parte. Ipotizzo il 40% in modo esclusivamente teorico in quanto la percentuale di abbattimento del debito andrebbe studiata da esperti. Ma perché non si trova un modo per resettare (azzerare) una parte del debito di ogni Stato? Quali interessi si danneggerebbero nel fare questa eventuale e straordinaria procedura di reset sul debito? Quali interessi si danneggiano continuando a non attuarla?
Giro queste domande agli esperti.
Angela Pensword  24/11/2012

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