Il 14/11/2012 si è svolta la manifestazione europea contro la politica di austerity impostata dai vari governi nazionali. In Italia la manifestazione ha dato la propria voce in diverse città, arrivando in alcune di esse a sfociare in situazioni violente. (Tgcom24).
ROMA La manifestazione è iniziata in modo pacifico, come ogni manifestazione. Ma nel corso della giornata, nel primo pomeriggio, si sono acutizzati degli scontri tra manifestanti e le forze dell’ordine dalle parti del Lungotevere, nel tentativo di raggiungere pacificamente attraverso un percorso non autorizzato i Palazzi del potere per portare fino sotto ad essi la voce della manifestazione. Altri scontri si sono verificati in altre parti della città. Dopo i relativi momenti di tensione gli scontri si sono calmati. A fine giornata i manifestanti identificati dalla Polizia sono stati più di cento.
TORINO: nella città di Torino parti della manifestazione sono riuscite ad arrivare e ad entrare in un Palazzo Cisterna, sede della Provincia, procurando in esso danni vandalici e bruciando delle bandiere d’Italia, gesto simbolico molto eloquente.
MILANO: Anche a Milano si sono avuti scontri tra le forze dell’ordine ed i manifestanti.
PADOVA: Due agenti sono rimasti feriti dalle bombe carta dalle parti della stazione
BRESCIA: Violenti scontri hanno caratterizzato alcune situazioni anche all’interno della manifestazione di Brescia.
GENOVA Assalite ed imbrattate vetrine delle banche. Manifestazioni in diverse parti della città.
NAPOLI Viene occupata la stazione.
A Terni Cgil e cobas hanno portato avanti la manifestazione pacificamente contestando la politica attuata dal Governo Monti in questo suo anno di attività. Il bilancio fatto dalla Camusso sul lavoro del Governo tecnico in termini di risultato è negativo. Cgil e Cobas si uniscono alla protesta contro la politica di austerità.
È il primo sciopero transnazionale. È stato indetto a Bruxelles dalla Confederazione Europea dei Sindacati. In tale sede una delegazione sindacale ha consegnato presso la Commissione Europea un Premio Nobel per l’austerity ed un boomerang, entrambi oggetti con un obiettivo simbolico bel preciso. (fonte Tgcom24).
Lo sciopero è stato più sentito nei Paesi europei che sono più cagionevoli di salute da un punto di vista economico, che sentono maggiormente la crisi ed ai quali pesa maggiormente la austerity richiesta. Spagna, Portogallo, Italia, Grecia. Ma manifestazioni pacifiche si sono svolte anche in altri Paesi europei, come Francia e Belgio.
Anche in altre città europee si sono verificati violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Le scene delle manifestazioni nelle altre città europee sono uguali a quelle a cui abbiamo assistito nella piazze italiane.
In ogni manifestazione è presente una grande maggioranza, quasi la totalità dei manifestanti, che vuole portare avanti la protesta in modo pacifico. Poi capita che alcuni di essi si trovano, per loro sfortuna e non per loro colpa, in situazioni di scontro che ha degenerato. Poi ci sono anche coloro invece che prendono parte alle manifestazioni, soprattutto quando esse sono politiche, con il solo scopo e con la sola premeditazione di creare disordine e di attuare una violenza di attacco e non di difesa, forse pensando che è l’unico modo per essere ascoltati o per esprimersi, oppure per portare la manifestazione su di un altro piano o verso un altro scopo. Ma questi ultimi fortunatamente sono pochi. È scontato dire che la violenza gratuita è condannabile da qualunque parte essa provenga. Ed è scontato dire che manifestare ed esprimere il proprio disappunto su una determinata situazione è un diritto democratico.
Ma a parte gli scontri che si sono verificati, ed indipendentemente dal fatto che essi siano stati procurati da infiltrati o da legittime diversità di vedute tra manifestanti e forze dell’ordine, bisogna analizzare la protesta che sta attraversando l’Italia e l’Europa in questi giorni ed in questo periodo guardando più fattori, facendo considerazioni, e ponendosi delle domande.
1) La motivazione della protesta è legittima? L’Europa sta affrontando una fortissima crisi economica. La sempre maggiore mancanza di lavoro, e la crescente richiesta di sacrifici alla popolazione a seguito della politica di austerity impostata dalla politica europea e di conseguenza impostata dai governi nazionali, sta sottoponendo la popolazione europea ad una perdita di benessere e ad uno stress sociale.
Non tutti i Paesi europei stanno subendo la crisi economica con lo stesso grado di difficoltà. I Paesi economicamente più forti, e socialmente più garantiti e supportati nei sevizi, assorbono l’urto della crisi in modo migliore. Qui è la politica dei più deboli, tra i quali l’Italia, che si deve interrogare sulle motivazioni di tale debolezza.
2) La politica di austerity impostata dall’Europa è la scelta giusta per uscire dalla crisi? L’Europa si è incartata nella rincorsa di una stabilità economica. Ma tale rincorsa non dovrebbe prescindere dal considerare maggiormente alcuni fattori umani, ed in modo minore altri (finanziari e bancari). Certamente è corretto però pretendere dai Paesi che finora non hanno attuato una buona politica od una buona gestione del debito pubblico un cambio di mentalità, anche perché più Stati forti formano un’Europa Forte. Forse sono i tempi richiesti per l’attuazione del risanamento di Bilancio ai Paesi in difficoltà che dovrebbero essere diversi e più laschi. Forse l’Europa si deve porre delle domande sulle sue priorità e su alcuni suoi equilibri (o meglio disequilibri).
In Italia la politica di austerity imposta dal Governo Monti in accordo con le direttive europee è la scelta giusta? È importante per una stabilità a livello europeo. Ma un migliore assetto della spesa non può corrispondere alla perdita di servizi e strutture ed a costrizioni recessive. Anche in questo caso i tagli giusti devono iniziare dall’alto, quindi dalle spese di gestione politica.
Ma la classe politica italiana continua ad ignorare questa impostazione. È vero che sono state fatte importanti modifiche in tale direzione, ad esempio sono stati dimezzati i sovvenzionamenti ai partiti. Ma le altre riforme istituzionali e costituzionali, più volte richieste dal Governo tecnico e dalla più alta carica dello Stato, sono state lasciate cadere nel nulla dalla classe politica. Ciò contribuisce a non eliminare la sfiducia dei cittadini nei confronti della classe politica italiana. E i successivi e recenti scandali che hanno scoperchiato consuetudini sbagliate non hanno agevolato la situazione.
3) E rincorrere l’abbattimento del debito ed il pareggio di bilancio? Una buona gestione del debito pubblico internamente ai Paesi è certamente una giusta modalità operativa. Inoltre la disastrosa situazione di debito pubblico che abbiamo in Italia, i cui interessi negativi mangiano qualunque valida iniziativa, dovrebbe prevedere un risanamento di bilancio in tempi più lunghi che lasciano spazio ad altre priorità atte a creare condizioni più favorevoli. È ciò che andava fatto nei decenni passati, invece si è rimasti bloccati nell’immobilismo politico e nella stasi di pensiero di una classe politica che divorava il sistema ed il Paese. In definitiva la mancanza di fiducia in Italia per ciò che riguarda il passato ed il presente nei confronti della classe politica dal parte della popolazione è più che giustificata.
4) Il Governo tecnico in Italia sta mantenendo il consenso con il quale è stato accolto? Con l’arrivo della crisi in Italia per correre ai ripari abbiamo avuto bisogno di un governo tecnico il quale ha fatto ciò che ha potuto e ritenuto, recuperando credibilità politica in ambito europeo, ma talvolta colpendo anche fuori bersaglio sacrificando i più deboli in onore di un debito e di una stabilità economica interna ed europea.
5) In Italia continua a crescere il disagio della popolazione, tra esodati, perdita di lavoro, perdita di una parte dei servizi in talune situazioni come la sanità, aumento di costi e bollette, aumento delle tasse, Equitalia (uno Stato che è pronto a chiedere ma non altrettanto pronto a dare), e sempre nuove richieste di sacrifici.
6) È indubbio che il mondo sta cambiando. Che la concorrenza di Paesi come la Cina è spietata. Ma la soluzione non è portare il costo e la qualità del lavoro al livello dei cinesi, agendo sempre sui lavoratori e sui più deboli, bensì agire sugli altri fattori del costo di produzione. I costi di produzione sono formati anche da altre voci, sulle quali il governi italiani non hanno mai voluto intervenire. I costi di trasporto. La benzina ed i carburanti sono sempre aumentati nel corso degli anni, diventando per lo Stato un modo sicuro per attingere entrate. Ogni tanto un nuovo aumento e la conservazione di imposte dell’anteguerra. Anche le crisi internazionali e la guerra sul petrolio hanno influito sul prezzo, ma questo discorso si ricollega alla mancanza di una strategia politica energetica (e di conseguenza economica) attuata dalla classe politica degli ultimi 40 anni. Gli stipendi dei manager e le mega buone uscite dei mega manager. I costi ai vertici delle aziende andrebbero controllati ed abbassati. Nelle aziende pubbliche l’attuale Governo tecnico ha attuato modifiche in tale senso. Iniziative in tale direzione andrebbero attuate anche dal settore privato, spalmando il surplus a beneficio dei lavoratori, ma questo rientra in una modifica di mentalità economica che è difficile da accettare. La tassazione alle imprese andrebbe ridotta. Una parte di questo guadagno per le imprese potrebbe essere ribaltato sullo stipendio dei lavoratori rimettendo in circolo il denaro. I costi di produzione energetica. Una energia prodotta a basso costo ed ecosostenibile (quindi non mi riferisco a quella nucleare) sarebbe una spinta economica e civile per un Pese. Inoltre ciò che rende sana e concorrenziale una azienda è anche la sicurezza del territorio, la stabilità politica, ed il tessuto sociale.
7) Ed ora? Per la soluzione dei problemi, per abbassare sotto l’euro il prezzo dei carburanti, per sviluppare effettivamente (in parte è stato fatto) le energie alternative, per attuare i miglioramenti e per recuperare i soldi malamente spesi e male distribuiti ci vuole tempo, e noi in Italia ed in Europa, di tempo non ne abbiamo. In Italia il tempo che abbiamo avuto da poco dopo il dopoguerra è stato utilizzato dalla classe politica per peggiorare le cose, o per vegetare nel proprio immobilismo e nella propria poltrona, spesso con connivenze economiche e corruzione. Questa consapevolezza da parte dei cittadini aumenta la distanza tra la politica ed i cittadini, aumentando il malessere sociale nei confronti delle istituzioni. Ma la conoscenza delle situazioni e della verità è sempre un fattore positivo.
8) Per paradosso la distanza tra .cittadini e classe politica ha portato ad un riavvicinamento dei cittadini alla politica. L’interesse da parte della popolazione sulla reale situazione del Paese e sulle cause delle situazioni ci ha fatto capire che non si può delegare qualcuno disinteressandosi poi del risultato, e che talvolta è vero il detto “chi fa da sé fa per tre”. In un momento di recessione politica oggi c’è spazio per persone nuove, purché siano valide e nuove anche nella mentalità. Ma è un periodo politico ancora più delicato.
9) La crisi economica europea sta portando cambiamenti anche sul settore politico e sociale. Ha messo in luce criticità anche interne alle istituzioni europee stesse, evidenziando limiti e disequilibri. Ma l’evidenza di un problema può portare dopo una attenta riflessione anche alla sua soluzione.
10)È un periodo estremamente delicato in Europa ed in Italia. Gli accenni di fuoco che si sono verificati in alcune situazioni nell’ambito della manifestaione intereuropea contro l’austerity sono allarmanti. Per le situazioni sopra descritte, per la velocità sempre maggiore con la quale si susseguono gli avvenimenti sia in ambito sia nazionale sia internazionale, per la lentezza nostra in Italia ed in Europa nel fare i passi giusti all’interno di un tempo sempre minore per realizzarli (tempo oramai scaduto), la situazione di disagio sociale e malessere contro le istituzioni potrebbe peggiorare e sfociare in proteste peggiori ed in una situazione non più gestibile. Potrebbe appunto … e poi?
È per questo che è importante una buona gestione politica italiana ed europea.
Angela Pensword 15/11/2012
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