Dopo la relazione degli
ispettori ONU gli USA tornano ad indicare Assad come colpevole della strage del
21 08 2013 e tornano con forza a chiedere un intervento ONU. La relazione degli
ispettori ha confermato l’uso di armi chimiche (cosa che già si sapeva) e ha
rilevato aspetti tecnici riscontrando l’uso di 350 litri di gas sarin contro la
popolazione, ma non ha fatto ipotesi su chi potesse essere il mandante della
strage. La convinzione da parte degli USA e di alcune dei Paesi occidentali che
si tratti di Assad deriva solo da una semplice deduzione: solo il regime di
Assad avrebbe avuto la capacità bellica per un attacco simile. Ma non vi sono
realmente prove di questo fatto. In base a quanto attualmente richiesto da
Kerry l’ONU dovrebbe essere pronto per un intervento in Siria nel giro di una
settimana. Ma la Russia non è ancora favorevole ad un intervento militare in
quanto non convinta della colpevolezza di Assad. È un momento difficile per l’America
che potrebbe dover prendere una decisione autonoma riguardo un intervento
militare e caricarsi poi anche delle conseguenze, conseguenze che si potrebbero
tradurre anche in una guerra mondiale.
La situazione siriana è
particolare rispetto alle altre guerre civili che sono avvenute recentemente in
Medio Oriente ed a quelle che sono ancora in corso in altri Paesi della zona. Assad
non è odiato dalla sua popolazione quanto lo erano gli altri dittatori quali
Saddam Hussein e Geddhafi. Assad ha l’appoggio della maggior parte della
propria popolazione, pur essendo un dittatore. Quindi non è così facile
rovesciare Assad per i ribelli, od intervenire dall’esterno (occidente) in
aiuto di una rivoluzione che per di più sembra avere perso l’aria frizzante della
primavera ed avere acquisito un’aria autunnale. In relazione alla guerra civile
siriana può essere utile ricordare le parole di Domenico Quirico, corrispondente estero del giornale italiano “La
Stampa” rilasciato lunedì 09 settembre 2013 dopo una trattativa diplomatica e
dopo 152 giorni di prigionia nel territorio siriano: la guerra civile “non è
più quella rivoluzione laica e democratica come lo era all’inizio”. Le
forze siriane ribelli sono molto eterogenee, e sono formate solo in minima
parte da siriani. Inoltre nel tempo si sono infiltrate cellule che vorrebbero
portare attraverso la destabilizzazione dell’odierno regime un fanatismo
islamico al potere. Motivo in più per
non intervenire. Quindi, anche se gli USA (e chi con loro) interverrebbero
in Siria non per aiutare i ribelli ma per condanna all’utilizzo delle armi
chimiche (e per motivi strategici), potrebbero correre il rischio di aiutare in
parte i propri nemici. Ulteriore motivo per non intervenire!
Ma
allora perché gli USA ci tengono tanto a fare questa guerra? Non
sarà perché il regime di Assad è molto legato all’Iran? Attuare una guerra
contro Assad è quindi un modo preventivo per aiutare i propri amici israeliani,
mal visti dall’Iran? (è solo una ipotesi). Ma allora perché non accontentarsi
di neutralizzare l’arsenale chimico presente in Siria? (esso non potrà quindi
essere usato in futuro né contro Israele e né contro altri popoli). C’è qualche
tassello che manca. E perché Inghilterra e Francia sono così interessati a
questa guerra?
In ogni caso, anche se si
fosse motivati dalle migliori intenzioni etiche ed umanitarie, ed anche se
fosse stato veramente Assad ad utilizzare le armi chimiche, iniziare questa
guerra ha più controindicazioni che vantaggi propedeutici. Questo fatto soprattutto
per le implicazioni internazionali che comporterebbe. La Russia continua a non
essere convinta che ad usare le armi chimiche sia stato Assad. La possibilità
che siano stati i ribelli ad usare le armi chimiche proprio per suscitare un
intervento esterno non è poi così improbabile. Non vi sono prove certe che
collegano Assad alla strage del 21 08 2013, ma solo una deduzione sulla
capacità bellica. Se gli USA dovessero
intervenire la Russia e la Cina, come hanno già detto in precedenza,
probabilmente appoggerebbero il regime di Assad. Si aprirebbe quindi uno
scenario da guerra mondiale. Inoltre, attuare una guerra ora che le armi
chimiche siriane non sono ancora state disattivate vorrebbe dire l’immediato utilizzo
di queste armi da parte di Assad per difesa contro i Paesi che attaccano la
Siria.
Evitare la guerra comporterebbe: 1) Un
minore esodo di migranti siriani sulle nostre coste. 2) Non accendere il
detonatore che farebbe scoppiare una guerra mondiale, e che comunque
coinvolgerebbe diversi stati del Medio Oriente e diversi Stati e potenze estere
al Medio Oriente. 3) Non farsi coinvolgere da questioni interne ad un altro
Paese. 4) Non strumentalizzare una situazione interna ad un altro Paese per
eventuali fini e strategie proprie. 5) Non farsi strumentalizzare da chi
volontariamente ha causato tale situazione di utilizzo di armi chimiche per
provocare un intervento estero alla Siria (se eventualmente è andata così).
Altre considerazioni.
Se l’accordo trovato tra
Russia e USA prosegue, e se gli impulsi bellici degli USA e di chi vuole
questa guerra si calmano, da novembre gli inviati
ONU saranno in Siria per verificare il giusto andamento della distruzione
delle armi chimiche. Questa è una garanzia per l’ONU, per il mondo, ed anche
per la Siria, che le armi vengano distrutte e che la Siria rispetti i patti. Chi
ha però interesse che la guerra scoppi troverà qualche escamotage per ridestare
nell’occidente la volontà del conflitto. Purtroppo quindi è molto probabile
che le forze occidentali che per fini di pace andranno in Siria saranno
soggette ad un attacco terroristico. Questo proprio per destabilizzare una
situazione di equilibrio instabile. E quella sarà una trappola nella quale
l’Occidente e l’ONU non dovranno cadere.
Per ora la Terza guerra
mondiale sembra evitata. Ma non si sa di quanto. La
polveriera mediorientale è sempre pronta ad esplodere. La speranza è che i vari
Paesi del Medio Oriente trovino il proprio equilibrio interno che gli permetta
di vivere in pace tra di loro e con l’occidente. I legami ed i contrasti
esistenti tra i Paesi mediorientali in quell’area geografica, ed i legami e le
corrispondenze con il resto del mondo non possono non tirare il mondo appresso
al Medio Oriente. Nella difficile situazione mediorientale, nella quale bisogna
sempre fare i funamboli sui fili dell’equilibrio, la speranza deve essere
sempre quella della pace.
Angela Pensword 21/09/2013
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