lunedì 9 settembre 2013

SIRIA: PERICOLO deflagrazione mondiale imminente

Fino a pochi giorni fa eravamo preoccupati per l’Egitto (e lo siamo tuttora), ma ora ciò che tiene il mondo con il fiato sospeso è la esplosiva situazione siriana. Gli ispettori ONU recatisi in Siria hanno accertato l’utilizzo di armi chimiche nell’attacco contro la popolazione siriana avvenuto il 21 agosto 2013. Quindi l’utilizzo di armi chimiche è un dato di fatto che nessuno può smentire. Meno certa può essere però la mano che ha utilizzato tali armi. Per logica e ruolo dovrebbe essere stato il regime di Assad, essendo l’attacco avvenuto contro la popolazione siriana. Per di più, come affermato dalle potenze che sono convinte di questo fatto, solo il regime di Assad  aveva la forza bellica di tali armi. Ma Assad nega il coinvolgimento in tale azione. Assad accusa le potenze occidentali di strumentalizzare la situazione, ed accusa i ribelli per l’utilizzo delle armi chimiche. In effetti non si può sapere esattamente chi sia stato. Ma chiunque sia stato ha fatto un’azione terribile ed ha contravvenuto alle norme internazionali che vietano l’utilizzo di armi chimiche, Convenzione internazionale che però la Siria non ha mai sottoscritto. Ma tutta la guerra è terribile. Ora il dilemma si gioca qua, su come reagire da un punto di vista internazionale.
Il dilemma è anche un altro, indipendentemente da ciò che è avvenuto il 21 agosto, come affrontare la situazione siriana che da più di un anno e mezzo vede una guerra civile martoriare la popolazione. Ma qui si aprono altre domande. Perché intervenire se in altri luoghi non si interviene? Perché non intervenire se in altri luoghi e situazioni simili si è intervenuti? È giusto mettere mano in situazioni interne in altri paesi, ossia farsi gli affari degli altri? Ma se non si interviene è giusto mettere la testa sotto la sabbia da un punto di vista umanitario e farsi semplicemente gli affari propri? Non è che intervenendo spesso si fanno proprio gli affari nostri da un punto di vista di interesse economico? Non è che intervenendo si fanno anche gli affari nostri tamponando una situazione che potrebbe degenerare, curando una ferita che può diventare infetta e mandare in cancrena il corpo arrivando poi anche a noi?
Intervenire per tempo prima che una situazione degeneri è un concetto valido, che se fosse stato applicato precedentemente in altre situazioni la storia sarebbe stata diversa. Bisogna fare però una importante riflessione sulla attuale situazione siriana, che è a sua volta collegata a quella mediorientale: se da come ha detto Assad in caso di attacco ci sarà una risposta dura (probabile coinvolgimento mediorientale), e per di più in caso di attacco non autorizzato dall’Onu la Russia e la Cina daranno supporto al regime di Damasco (coinvolgimento mondiale su opposti fronti), non è che intervenendo si dà proprio l’innesco alla degenerazione che si vorrebbe evitare, alla deflagrazione mondiale? Su questo bisogna riflettere. Perché se si decide di attaccare, a questo punto bisogna solo sperare che sia una guerra lampo, ossia che  il fulmine colpisca la terra e porti a termine la guerra prima che l’orecchio senta il tuono!  

Angela Pensword 08/09/2013  

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