Ma
cosa c’entriamo noi con l’Egitto? Cosa c’entriamo noi con la Siria? E cosa
c’entriamo noi con tutto il Medio oriente? Il Medio oriente è il nostro vicino,
abita sullo stesso nostro pianerottolo. Ci affacciamo nel Mediterraneo e ce
l’abbiamo di fronte. Se il vicino di casa sta avendo una lite in famiglia e
stanno urlando, noi non possiamo non sentire le voci. (Ma del resto ogni
famiglia ha i suoi problemi). Con il Medio Oriente abbiamo scambi commerciali
importanti, scambi di merci, di cultura. Con il Medio oriente abbiamo rapporti
da sempre. Il Medio Oriente è uno dei principali produttori di petrolio, e dato
che la nostra economia si basa essenzialmente su questo viscido liquido nero,
siamo condizionati dal costo del greggio al barile. Se loro hanno problemi
gravi i loro problemi possono bussare alla nostra porta, sia da un punto di
vista economico e sia da un punto di vista umanitario. Noi siamo, insieme alla
Spagna, alla Grecia, ed altri, la costa meridionale dell’Europa. Noi siamo
Europa. Per questo il resto dell’Europa non può non considerare le
problematiche che avvengono a casa del vicino di pianerottolo. Se un’onda
migratoria sbarca sulle nostre coste automaticamente poi va anche nel resto
d’Europa. E non si possono certo non aiutare persone in difficoltà. Ormai il
mondo è tutto legato. Ed è nella sua globalità che il mondo dovrebbe proseguire
la sua direzione verso un avanzamento civile e di valori (mi riferisco anche
all’occidente, che non è escluso dal dovere fare un avanzamento). L’ideale
sarebbe che il Medio Oriente trovasse il proprio equilibrio. I concetti della primavera
araba, la modernizzazione, la popolazione che si pone delle domande,
l’avanzamento di cultura, il rispetto delle donne, il riuscire a gestire bene
le proprie risorse senza l’aiuto straniero, sono traguardi verso i quali i popoli
del Medio Oriente si stanno muovendo. Ma
la strada è ancora lunga.
Angela
Pensword 08/09/2013
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