Il
mondo si sta disponendo su di uno scacchiere in assetto di guerra. Da una parte
del Mediterraneo abbiamo le portaerei statunitensi, e dall’altra quelle russe e
cinesi. Per certi versi è un po’ come essere tornati
alla guerra fredda, e spira una leggera tramontana.
Forse l’aria si è anche incrinata per l’incomprensione sul caso datagate. Presto
ci sarà il G20, ed è sperabile che le potenze si focalizzino anche sulle cose
importanti, come la collaborazione, la pace, il progresso, il contrastare l’inquinamento
mondiale, e così via. Certamente però, la questione siriana non può essere
ignorata.
L’uso di armi chimiche era agli
occhi americani il limite da non superare nella guerra interna siriana tra
governo e ribelli nella repressione di questi ultimi. Assad afferma che non ci
sono prove che ricolleghino l’uso di armi chimiche al proprio regime, e che
tali armi sono state usate o dai ribelli stessi, o dagli occidentali. Al contrario, USA, Inghilterra, e Francia, affermano
che le prove ci sono.
Ma se non è stato Assad chi è
stato? E perché? Forse qualcuno sotto Assad? Forse i ribelli per sollecitare un
intervento esterno? O qualcun altro? E perché il regime di Assad avrebbe dovuto
fare uso di armi chimiche? La risposta a questa ultima domanda è la più
semplice (forse), per reprimere maggiormente la rivolta interna. Le altre
risposte non si conoscono, e rimangono solo le domande. Gli Usa fanno notare
che solo il regime di Assad avrebbe avuto la forza offensiva per l’utilizzo di
tali armi, e vi sono dichiarazioni della popolazione (fonte tgcom24) che anche
nei giorni precedenti al 21 agosto 2013 vi sono stati degli episodi nei quali è
stato usato il gas. Attualmente è iniziato un esodo della popolazione che vuole
sfuggire a tale situazione problematica, ed al riguardo siamo solo all’inizio.
Angela Pensword 27/08/2013
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