Se l’india vuole utilizzare i
nostri marò come capro espiatorio, o meglio, come agnelli sacrificali, per
coprire qualcuno ed evitare dei problemi interni, allora l’unico modo per farle
cambiare idea al riguardo oltre ad impostare bene il processo è fare in modo che
le problematiche che abbia proseguendo con la propria condotta processuale
siano peggiori di quelle che vuole evitare. Ma è evidente che per fare ciò non
basta la sola forza dell’Italia, con tutte le giuste motivazioni ed
argomentazioni che possano invalidare il processo così portato avanti dall’India.
Ci vuole anche l’appoggio politico dell’Europa che porti nell’insieme a delle
sanzioni economiche nei confronti dell’India. Insomma, l’Italia non può subire
una ingiustizia simile né tanto meno farla subire a suoi due militari che non
hanno fatto ciò di cui vengono accusati all’interno di un processo che fa acqua
da diverse parti. A questo punto, per risolvere la situazione, che finora
purtroppo non ha dato esito positivo, più che avere rapporti diplomatici riferiti
alla questioni con l’India, bisognerebbe avere rapporti volti a cercare
alleanza nella difficile situazione con gli altri paesi dell’Europa. Europa che
al riguardo non può voltare la faccia da un’altra parte, come invece ha finora
fatto anche quando interpellata. Un’ulteriore denuncia in sede europea della
questione, supportata di tutte le incongruenze che i evincono del processo, e
dalle prove a favore dei nostri marò, potrebbe forse smuovere la situazione. È
anche vero che se tale carta fallisse, fallirebbe anche un’importante prova di
collaborazione unitaria per una giusta causa in ambito europeo. L’india dovrebbe
cambiare atteggiamento, e chi ha manipolato volontariamente le cose a nostro svantaggio
sarà pur capace di ripristinare la verità, salvando con dignità ed onore (e
scuse sarebbero apprezzate) i nostri due marò, riuscendo a salvare anche se
stessi. Quella parte dei diplomatici indiane corretti, quella parte dell’india
giusta, dovrebbe spingere per far giustizia internazionale, e salvare anche la
faccia all’India che al riguardo non sta facendo una buona immagine. Possibile
che non vi siano rivali politici in grado di utilizzare questa assurda
manovra a vantaggio loro e dei nostri
marò? Possibile che oltre ai guai politici interni ci dobbiamo sorbire anche
quelli esteri?
Angela Pensword 07/03/2014
Ho seguito molto il caso, e in effetti c'è un contrasto tra il Ministero degli esteri e quello dell'interno indiani. Mettici pure che in primavera ci sono le elezioni politiche, dunque sono utilizzati anche come oggetto della campagna elettorale.
RispondiEliminaComunque, è una vergogna che da 2 anni e passa il processo non sia ancora partito.
Già. E' sul serio una vergogna. Forse dopo le elezioni politiche indiane si sbloccherà qualche cosa. Comunque l'India ha fatto una pessima figura per come ha gestito finora il caso. E anche l'Italia. Rimango dell'idea che quando i due marò erano tornati in Italia per una licenza con la promessa di tornare (non si poteva certo promettere di non tornare) abbiamo sbagliato a rimandarli indietro. L'unico sussulto di dignità del governo italiano di allora sul caso era stato proprio quello di non rimandarli a casa i marò, ma poi il ministro degli esteri è stato sgridato per quella sua iniziativa e i nostri due marò sono tornati in India, o per motivi di interesse economico, o per motivi di facciata, o perché l'Italia ha un margine di sopportazione alle pressioni molto basso. Se li avessimo trattenuti a casa avremmo già risolto la questione. Rispettare gli accordi diplomatici con un Paese che non rispetta i propri accordi e che manda avanti le indagini in modo non comprensibile? Non avrebbe senso. Si sarebbe aperta una questione diplomatica? Per quel che mi riguarda la questione diplomatica la aveva ingiustamente aperta l'India richiamando ingiustamente la nave italiana dalle acque internazionali e trattenendo ingiustamente i marò nel Paese attraverso un processo gestito nel modo che oramai tutti sanno. Ma la soluzione non è ancora a breve termine ...
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