sabato 15 marzo 2014

LAGO D’ARAL ALTRO ESEMPIO DI DISASTRO AMBIENTALE GLOBALE






Non tutti sanno che la sorte capitata al Lago d’Aral è uno dei peggiori esempi di disastro ambientale globale creato dall’essere umano al pianeta Terra. Lo scempio è stato di tali proporzioni da essere visibile anche dal satellite, come dimostrano le foto contenute negli articoli in allegato. Il lago si trova  (sarebbe meglio dire si trovava) in Asia centrale, nel territorio tra il Kazakistan e l’Uzbekistan. Fino all’inizio degli anni ’60 è stato il quarto lago più grande al mondo. Le sue dimensioni erano talmente vaste da essere chiamato anche Mare d’Aral. Poi in quel periodo l’essere umano che aveva la gestione di quella parte di territorio ha pensato di modificare sostanzialmente le caratteristiche ambientali di quella zona, incurante delle problematiche ambientali che ne potevano derivare. All’inizio degli anni ’60 l’Unione Sovietica decise di prelevare l’acqua dai due affluenti del Lago per intensificare al massimo la coltivazione di cotone e l’agricoltura in genere nei terreni circostanti. Si iniziò a prelevare una grande quantità di acqua dai due principali affluenti, Amu Darya e Syr Darya, e ad indirizzarla nei canali di irrigazione. La residua immissione di acqua non era in grado di garantire la sopravvivenza del Lago. L’inevitabile prosciugamento del lago era un dato noto sin dall’inizio, ma si pensava di utilizzare in altro modo i fondali emersi. Cosa che poi non è potuta avvenire in quanto l’eccessiva salinità dei terreni non lo ha reso possibile. Ora quei fondali sono un deserto salato ed inquinato dai fertilizzanti usati con una modalità scriteriata per anni nei terreni vicini.  
Il Lago d’Aral era un grande lago salato di origine oceanica. Deriva infatti dall’Oceano Paratetide dell’era del Jurassico. Fino all’intervento umano che ha portato al suo prosciugamento sulle sue rive si pescava, e la popolazione che abitava lungo le sue coste aveva una vita serena. La natura mostrava la sua bellezza nei classici paesaggi lacustri. Adesso in quella zona vi è un deserto salato. Ed anche la popolazione ha dovuto modificare parte delle proprie abitudini.
L’agonia del Lago d’Aral è durata anni. Man mano che l’acqua si ritirava indietreggiavano anche tutte le specie ittiche animali e floreali in essa contenute. Ma il danno è stato anche climatico. Quando si modifica un ecosistema in questo modo le ripercussioni si hanno anche sul clima locale e globale. Da allora il clima della zona è meno mite. Dell’originale Mare d’Aral sono rimasti due piccoli laghi distinti, il Grande Aral,a sud, ed il Piccolo Aral a nord (che si potrebbero definire due pozze d’acqua rispetto alle originali dimensioni generali del lago). Ultimamente è iniziata un’opera di recupero e di mantenimento del valore ambientale dell’acqua rimasta. È stata costruita la diga Kokaral a protezione del Piccolo Aral ed è stata ripristinata l’affluenza della acque del suo antico immissario il fiume Syr Darya. Adesso Il Piccolo Aral mostra segni di recupero della propria salute, ma rimarrà un piccolo lago. Niente in tutta quella zona potrà tornare come prima.
Tale opera dell’essere umano è un altro esempio di disastro ambientale globale, ed un altro esempio di quando l’uomo usa prima le mani e poi la testa. (Ah! Beata evoluzione. Chissà se non ci saremo estinti prima di raggiungere un grado di evoluzione e di civiltà da farci comportare in modo sostenibile con l’ambiente!).  
Per approfondimento dell’argomento segnalo gli articoli
http://www.geografiaonline.it/aral.aspx sul sito italiano geografia on line

Angela Pensword 10/03/2014 

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