La Corte d’Appello di Milano ha rivoltato la precedente
sentenza nel processo per derivati assolvendo le banche coinvolte, Deutsche
Bank, Depfa Bank, Ubs, e Jp Morgan, ed i relativi manager in questione. Questa
sentenza, purtroppo, senza entrare nel merito del giudizio, premia una
mentalità finanziaria errata. Ma anche se in passato alcune procedure
finanziarie erano permesse e legali, oltre che attuate, non vuole dire che
debbano essere permesse e legali anche in futuro. Quindi, anche se vi è stato
il proscioglimento (in base alla legge) di tali comportamenti, sarebbe il caso
in futuro di modificare delle mentalità finanziarie ed economiche che puntano
troppo e solamente al lucro, oltrepassando l’economia virtuale e accostandosi
in alcuni casi al gioco d’azzardo (ma non era vietato?). Purtroppo la riflessione
è sempre la stessa: si conoscevano anche prima i rischi dei prodotti derivati,
ed anche se vi sono alcuni più rischiosi di altri, tali prodotti non andavano
comprati, ma prima ancora non andavano proposti. Essi rappresentano
l’esasperazione dell’economia bancaria e finanziaria, e con essi si è
decisamente superato il limite. Più che altro ci si dovrebbe porre una domanda:
“quale deve essere la funzione delle banche?” ed ancora: “fino a quali rischi le banche
devono garantire i propri clienti e se stesse?” (che garantiscono se stesse non
vi è dubbio!). Nel vorticoso processo umano di esasperare ogni proprio risvolto
sociale, soprattutto quando questo si traduce in un risvolto economico (ma
l’ottimizzazione è di per se un processo mentale umano), l’uomo arriva spesso
all’esasperazione, trasformando un processo produttivo valido in un’ aberrante
caricatura di se stesso. Spero che l’uomo impari dai propri errori, all’interno
di una memoria storica sociale (dovrebbe essere così). Ma mentre si aspetta che
ciò accada, delle serie norme restrittive contro una economia finanziaria
esasperata ed aberrante ed a favore di una economia finanziaria e bancaria più
etica sarebbero auspicabili. Ora ci sono
altre domande da porsi: “c’è la volontà di farle queste norme? Quante
implicazioni comportano? Quante economie straniere sono coinvolte in tale
procedure in un mondo globalizzato prima di tutto da un punto di vista
finanziario? Vi è la volontà internazionale di regolamentare meglio tale
disciplina?”. Pare evidente che anche se non c’è la volontà dall’alto ci
dovrebbe essere la volontà dal basso. E pare evidente che l’uomo dovrebbe
migliorare se stesso anche in tale settore. Ma il potere finanziario è in mano
di pochi, e questi pochi non hanno interesse a giocare a scacchi diversamente.
Gli altri, a cominciare da chi lavora in banca nei vari livelli proponendo
(inconsciamente ed incoscientemente) questi ed altri prodotti, sono solo
pedine. A questo piatto, già ricco di per sé, ci si aggiunge la connivenza tra
i vari poteri, in questa veste (come in altre) complici.
Angela Pensword 06/02/2014
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