La crisi politica ucraina ha
determinato un braccio di ferro tra Usa ed Urss, con soffi di vento che
ricordano la guerra fredda. Le tensioni tra Russia e Usa aumentano nei giorni. Si
parla di sanzioni reciproche. Anche l’Ue si è messa in mezzo a questa
situazione, e ha deciso di boicottare come rappresentanza politica le
paraolimpiadi di Sochi . Putin ritiene che la destituzione dell’ex Presidente
ucraino Viktor Yanukovich sia il risultato di un golpe, ed allo scopo di
tutelare la popolazione russa presente in Ucraina (questa è la versione
ufficiale) ha mandato diverse truppe a presidiare parte della penisola di
Crimea. La Russia richiede la riscossione dei propri crediti e Gazprom (compagnia
energetica russa) aumenta il prezzo di vendita del gas a Kiev. Gli Usa assicurano il proprio sostegno all’Ucraina.
Il 06 febbraio il Parlamento della Crimea approva l’istituzione di un
referendum attraverso il quale la popolazione della Crimea deciderà se
annettersi alla Russia o se rimanere sotto Kiev, che si terrà il 16 marzo. D’altra parte sia Obama e sia il Consiglio
Europeo giudicano incostituzionale il referendum deciso dalla repubblica autonoma
della Crimea. La NATO pensa di sostenere la capacità militare dell’Ucraina. UE
ed Usa chiedono a Mosca di ritirare le truppe e di considerare il governo
ucraino come regolare interlocutore. Viene ipotizzata da parte Usa la
possibilità di disertare il G8, e da parte europea di annullare il vertice
Ue-Russia. Putin schernisce le minacce
europee. L’08 marzo viene occupata da uomini russi una
postazione militare nella città di Simferopoli, e non viene permesso l’ingresso
in Crimea agli osservatori dell’Ocse. E la tensione cresce, tra incomprensioni
e diversi punti di vista, nonostante tutte le parti auspichino una soluzione
diplomatica.
Insomma la situazione è
veramente delicata, non tanto da un punto di vista interno alla Ucraina, ma da un
punto di vista internazionale. Le tensioni interne all’Ucraina corrono il
rischio di condizionare negativamente gli equilibri internazionali. E le tensioni
interne alla nazione non sono di facile soluzione, anzi, per certi versi si
complicano. Anche se la popolazione
della Crimea volesse essere ammessa alla Russia il ministro degli esteri di
Kiev Andriy Doshitsya ha già chiarito le intenzioni dell’Ucraina nei confronti
della penisola di Crimea “ Noi non la lasceremo a nessuno e faremo in modo che
i confini dell'Ucraina rimangano intatti".
Ma cosa c’è di così interessante nel
territorio dell’Ucraina e nella penisola della Crimea da suscitare l’interesse
internazionale e l’immediato intervento di solidarietà alla popolazione di
origine russa da parte della Russia? In realtà alla base c’è un interesse
economico ed energetico. Al riguardo segnalo l’interessante articolo di Luca
Lippera sul Messaggero dell’08 marzo 2014
Probabilmente, nell’equilibrio
della scacchiera internazionale, ogni Paese è un quadro della scacchiera. In
ogni caso le scelte della popolazione dell’Ucraina e quelle della penisola
ucraina della Crimea andrebbero rispettate da qualunque potenza mondiale,
Russia e Usa comprese. Quando le varie Nazioni, e le diverse potenze, avranno
imparato a pensare maggiormente a ciò che capita in casa loro, e di meno a ciò
che capita in casa di Nazioni a loro vicine e lontane, e quindi ad
intromettersi di meno, il mondo sarà più in pace. Ma gli interessi propri
spesso vanno oltre i propri confini. Forse solo il trovare presto una
legalità istituzionale post crisi con delle elezioni politiche (fissate già per
maggio), ed un referendum che coinvolga l’intera Ucraina, potrebbero agevolare
il ripristinarsi anche degli equilibri internazionali (togliamo l’osso dalla
vista dei cani). Solo l’intera
popolazione ucraina può risolvere la situazione. Diplomazia e buon senso internazionale
possono fare da bicarbonato a questa situazione acida. Al riguardo, anche l’eventuale
risultato positivo di annessione alla Russia della penisola di Crimea a seguito
del referendum del 16 marzo potrebbe essere una soluzione possibile se legittima.
Angela Pensword 08/03/2014
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