mercoledì 28 gennaio 2015

RENZI E LA MOSSA DEL CANGURO

A seguito del procedere della Legge elettorale Italicum si è aperto un confronto – scontro interno al PD, che vede la minoranza in una posizione altamente negativa nei confronti di tale legge, e per questo decide di non appoggiarla e di votare quindi nell’immediato futuro in modo contrario ad essa ed alle indicazioni del segretario Premier. Ciò crea, oltre a tensioni interne al PD, anche problemi per il percorso della Legge ed al Governo stesso. Quindi Renzi si trova in difficoltà, ma con un balzo come u canguro (così è stato definito dai molti giornali) salta l’ostacolo e si allea con Berlusconi e FI siglando “Il Patto del Nazareno”, relativamente all’approvazione di tale Legge che difatti, viene approvata in Senato, ed ora passerà alla Camera. In seguito a tale Patto Berlusconi e FI si sentono (giustamente) di nuovo protagonisti della scena politica. Qualcuno accusa Renzi di avere resuscitato Berlusconi. Ma tale Patto è riferito solo alla Legge elettorale, anche se, nel caso la minoranza PD decida di tirarsi fuori dal Governo, Renzi un Governo con qualcuno lo dovrà pur fare. L’accordo tra Renzi e Berlusconi, o meglio tra una grande parte del PD ed una grande parte di FI, non è condannabile. Rappresenta una espressione democratica della politica nella quale la maggioranza si forma di volta in volta, anche se costituita da una parte di maggioranza ed una parte di opposizione. Ovviamente la capriola in aria di Renzi sconcerta la parte di minoranza PD, che ottiene così il risultato di essere stata messa da parte. Ma ciò che sconcerta la minoranza del PD, è che con tale salto è di fatto decaduta la possibilità di mettere in difficoltà Renzi. Sembra strano affermarlo ma a volere mettere in difficoltà il Governo Renzi è una stessa parte del PD che fa parte del Governo. Diversità di vedute? Certamente vi sono diversità di vedute nelle posizioni, ma non è certamente solo questo. Non bisogna scordare che Renzi non è mai stato ben visto dai capi storici del PD, proprio perché elemento nuovo dotato di una scopa in mano che parlava di rottamazione. Rottamazione di un certo tipo di politici ma soprattutto di un certo tipo di fare politica, ingessata d immobile per anni, schiava dei suoi interessi di parte e personali (male comune a tutti i partiti). Quindi, il disappunto dei capi storici del Pd e della minoranza PD è dovuta soprattutto al fatto di avere visto fallire la possibilità di mettere in difficoltà il proprio segretario nonché Premier di Governo, perché ciò avrebbe ridato nuovamente un po’ di potere ai vecchi, ed un po’ di potere ad altri giovani. Coloro ai quali non piaceva Renzi perché non gestibile, stanno assaporando cosa vuole dire dovere dire sempre si al segretario ed essere gestiti, (esattamente quello che volevano loro), e non gli piace. Ma il PD è un partito democratico, nel quale ci può e ci deve essere confronto (e non si viene epurati per questo), ed avere posizioni anche diverse, che all’interno di un dialogo possono portare ad una sintesi costruttiva. Bisogna vedere però se tali posizioni hanno una finalità fondamentalmente costruttiva, od essenzialmente distruttiva. Ma indipendentemente dalla mossa del canguro di Renzi, si è aperta una distanza interna nel PD, tanto che qualcuno parla di scissione. Scissione che non ci sarà, perché non conviene alla minoranza PD, pur se si alleasse con altre forze di minoranza, mettersi in una condizione marginale di Governo, invece che avere un ruolo da protagonista all’interno della maggioranza.

Angela Pensword 28 gennaio 2015  

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