Qua la situazione è grave. Ci vuole una proposta che metta d’accordo: sindacati, CONFINDUSTRIA, opposizione, esecutivo, ed Europa. Le modalità con le quali verranno attuate le iniziative di risanamento proposte possono essere la chiave di collegamento tra le parti. Per concetto: la modalità con la quale si attua una iniziativa esprime il contenuto della iniziativa stessa.
Si può esprimere la stessa iniziativa anche con due o più modalità diverse. Ad esempio: se Alfa vuole andare al mare a piedi, e Beta vuole andare al mare in macchina, entrambi andranno al mare con una propria modalità, ma la modalità di Beta è migliore (a meno che non ci sia un ingorgo di traffico!).
La “Lettera” d’intenti portata all’approvazione della Commissione UE a Bruxelles il 26/10/2011 da Berlusconi, ed approvata dalla stessa Commissione, è e rimane una lettera. Ed in quanto lettera è sia tecnica che vaga e nebulosa nelle modalità di attuazione, e mancante di quel collante e di approfondimenti importanti.
Contiene sia spunti strutturali interessanti che costituiranno un effettivo abbattimento di costi dal momento in cui questi spunti verranno attuati in poi, quindi anche a lungo termine, e che non costituiscono solo un battere di cassa. Mi riferisco all’abbattimento dei costi della politica ed esattamente alla “riduzione significativa del numero dei parlamentari” (inserita all’interno del cap. B punto “i” della Lettera a pag.11). Bisogna però considerare che con un po’ di sforzo i costi della politica da abbattere sono anche altri che non sono minimamente menzionati né all’interno dello stesso punto “i”, e né all’interno del tema di “una finanza pubblica sostenibile” (cap. C). Mi riferisco ad una seria riforma del sistema pensionistico dei politici per abbattere i costi della politica. Questa potrebbe essere una iniziativa da inserire e da attuare. Sono certa che maggioranza ed opposizione e tutti i politici troveranno un accordo unanime (nel non farla).
Poi contiene anche delle direttive sulle quali è normale ed anche giusto che i sindacati insorgano. Mi riferisco al una maggiore facilità di licenziamento. I sindacati non sbagliano ad insorgere, ma sbagliano a non chiedere una contropartita ad una concessione del genere..Ossia a non sedersi ad un tavolo e a contrattare.
Il mercato del lavoro sta cambiando, come è cambiato il mercato economico e produttivo. Su questo fatto non ci si può fare niente. Ma sta nelle modalità nelle quali viene attuato il cambiamento all’interno del mercato del lavoro, fare andare quest’ultimo verso una progressiva e veloce perdita di diritti e qualità lavorative, o verso una trasformazione che salvaguardi i diritti, il lavoro, ed una qualità lavorativa non solo produttiva ma a livello di condizioni lavorative. E la trasformazione non vuole dire rimanere uguale a prima.
Sorvolando gli altri punti della Lettera, mi voglio soffermare sulla questione lavoro.
Nel cap. B “Creare condizioni strutturali favorevoli alla crescita” le quattro direttrici affrontate sembrano buone, ma sembrano anche molto teoriche.
Quando si parla di “rimozione di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, così da consentire, in particolare nei servizi, livelli produttivi maggiori e costi e prezzi inferiori (testo tratto dalla lettera a pag. 3)” la mia preoccupazione è che questo porti ad una qualità più scadente del prodotto e delle condizioni di lavoro. La qualità e la sicurezza di chi usufruisce del prodotto o del servizio e la sicurezza di chi ci lavora devono sempre essere garantite. Se si riesce a garantire questo e ad attuare quanto indicato, forse riguardo la burocrazia, allora è una proposta interessante.
Poi si parla di “dinamismo delle imprese”. Bene! Ma in che modo? E quali imprese? Grandi, medie, piccole, individuali?. E si spera soprattutto non a danno di chi lavora..
Poi di “misure che favoriscono l’accumulazione di capitale fisico e di capitale umano”, e questo per me scusate è un rebus su come maggioranza od opposizione abbiano intenzione di attuare questo punto, nel caso si riferissero ad un incremento della forza lavoro.
E poi di. “completamento delle riforme del mercato del lavoro”.
Nelle pagine successive si parla di “favorire l’occupazione giovanile e femminile” di “contratti a tempo parziale” di una “maggiore propensione ad assumere” e purtroppo anche di una maggiore facilità nei licenziamenti., oltre che di altre iniziative.
Insomma delle buone intuizioni ci stanno, non è tutto da bocciare come dice qualcuno, e forse bocciare totalmente ed insorgere senza fare proposte alternative, senza accettare un dialogo, lo si fa quando non si ha niente da proporre, e per dire qualcosa si dice di “no”. Si potrebbero anche suggerire a seguito di analisi più approfondite degli spunti che non erano stati considerati, contribuendo così a migliorare una proposta e a renderla anche propria.
Ma allora perché non sedersi intorno ad un tavolo e dialogare?
O forse si ha solo l’intenzione di mandare a casa Berlusconi ed il suo esecutivo e di metterne un altro altrettanto incapace per risolvere la situazione ed i problemi e soprattutto di farlo prima che si faccia una legge elettorale che prevede un ridimensionamento degli uomini politici? Oppure questa legge elettorale non la vuole nessuno nemmeno nella maggioranza a dispetto di quello che dicono e quindi anche su questo punto che penalizzerebbe tutto l’ambiente politico si troveranno d’accordo e faranno in modo da andare ad elezioni prima riuscire a fare la legge elettorale attesa? Tralasciando queste congetture e prima di avere una risposta al riguardo bisogna fare qualcosa di valido per superare la crisi.
Bisogna mettere ad un tavolo la sig.ra Camusso e gli altri esponenti sindacali, la CONFINDUSTRIA, gli esponenti dell’opposizione e gli esponenti della maggioranza, ovviamente questi ultimi due in proporzione al rapporto tra esecutivo ed opposizione. Fare insomma una specie di Commissione Tecnica pronta a dialogare obiettivamente e costruttivamente ed a trovare le modalità esecutive migliori per sviluppare e correggere quanto indicato nella Lettera, e perché no, anche aggiungendo delle proposte nuove. Del resto questa Lettera, proprio in quanto tale, da delle direttive e dei tempi di attuazione, ma riguardo alle modalità lascia spazio di approfondimento ed in caso di dialogo dovrebbe lasciare anche spazio alla discussione ed alle proposte (sempre ammesso che ci siano).
Penso che la Sig.ra Camusso della CGIL e gli altri esponenti sindacali hanno tutto il diritto di sedersi al tavolo e di chiedere al governo come voglia attuare l’incremento nelle assunzioni (la “Lettera” contiene anche questo obiettivo a pag.5). Ed il governo li deve invitare al tavolo ed ascoltare le loro proposte, oltre a dovere dare una risposta. Come la Sig.ra Camusso e gli altri sindacati devono fare delle proposte alternative migliori se non ritengono valido quanto prospettato, e così l’opposizione.
Questo modo operandi si chiama dialogo costruttivo, un comportamento sconosciuto nella attuale mentalità politica, ed un’espressione che viene usata solo a livello teorico e verbale (fonetico).
Non penso che i contenuti delle iniziative proposte dal governo siano solidi e formati in tutte le loro parti. Necessitano di un approfondimento.
Un concetto fondamentale è che per noi, in questo caso, per come siamo messi, non è lo sviluppo economico a generare lavoro, ma è il lavoro a generare sviluppo economico. Quindi per invertire la picchiata della crisi e risalire la china bisogna agire di conseguenza.
Le proposte che ho visto per superare la crisi e sviluppare la diffusione di lavoro mi pare che vadano di più nell’altro senso tendenzialmente. Vi è più un’agevolazione societaria che del singolo lavoratore.
Riporto un estratto di testo da un mio articolo di considerazioni intitolato UNA BACCHETTATA PER TUTTI scritto il 23/09/2011… “Per risollevare l’economia bisogna agire sulla possibilità di lavoro. Per fare questo si deve agire su più fattori. Uno di questi è la grande potenzialità della iniziativa individuale. Questa è una grande linfa per l’economia nazionale. Del resto se una persona non ha più la possibilità di trovare un lavoro presso qualcuno, deve avere la possibilità di crearsene uno proprio. Bisogna quindi, invece di mettere nuove tasse e di bloccare l’iniziativa, agevolare la nascita e la vita di piccole imprese, di piccole società uninominali a responsabilità limitata, agevolandole dal punto di vista fiscale burocratico e costituzionale. È inutile parlare solo di investimenti nella formazione perché è comunque un obiettivo che prevede tempo e costi. In pratica non si può aspettare di saper nuotare per non annegare. Se le proposte del governo si limitano solo ad investimenti di formazione, per altro necessari, e a far passare gli interinali da una società all’altra, è meglio che si faccia un governo tecnico con dei veri economisti e analisti della società. L’unico modo che abbiamo per invertire la picchiata sociale ed economica italiana è sviluppare il lavoro, e non solo a livello individuale ma anche presso le società. In che modo? Obbligando, con normative leggi ed accordi economici tra CONFINDUSTRIA e Governo, le società ad assumere una grossa percentuale di part-time ed incentivandole in questo con sgravi fiscali, quindi paradossalmente diminuendo le tasse alle società. Queste avrebbero una copertura lavorativa non più di 8 ore ma di 12, ad un minimo aumento di costo, una produttività maggiore, e ci sarebbero due persone che lavorano al posto di una con una qualità di vita migliore e con la possibilità di programmare un futuro. Ed anche con la possibilità di far girare un po’ più di denaro, perché si sa, senza lavoro non c’è stipendio, senza stipendio non c’è consumo, senza consumo non ci sono acquisti, senza acquisti le industrie non vendono, e se le industrie vanno all’estero non c’è lavoro. Queste sono le scelte impopolari da fare. Le società possono anche avere la libertà di licenziare, ma devono avere l’obbligo di assumere immediatamente. La CONFINDUSTRIA deve essere d’accordo in questo, perché non si può limitare a chiedere, ma deve anche dare. Per evitare che le società possano scegliere i lavoratori in base ai minor diritti che questi hanno, non bisogna dare alle società una alternativa di diversità di diritti dei lavoratori. Potrà anche esistere un lavoratore che viene assunto sin dall’inizio con un contratto solo a tre mesi, quindi con un contratto a termine per la realizzazione di un progetto, ma dovrà avere gli stessi uguali diritti doveri e garanzie di un vecchio lavoratore assunto precedentemente, a parte, come quest’ultimo orami, la possibilità di ellere licenziato prima dei tre mesi. Finora la caratteristica principale dei lavoratori interinali o a progetto rispetto a quelli assunti a tempo indeterminato, è stata la ricattabilità del lavoratore. Il mercato dei ragazzi interinali sarebbe stato di per se un input buono come inizio di vita lavorativa se le società non se ne fossero approfittate facendoli girar tra loro per evitare di assumerli. Se non ci fosse bisogno di evitare una assunzione, le società avrebbero meno problemi , e paradossalmente anche i lavoratori. Oramai la legge Biagi è superata, perché da quando è stato abolito il licenziamento solo per giusta causa, siamo tutti licenziabili, e quindi tutti interinali. Devono essere però sempre garantite delle garanzie ai lavoratori riguardo la qualità del lavoro, la giustizia, ed i diritti. E le garanzie ed i trattamenti dati ai lavoratori devono essere uguali in tutte le società, a parte ovviamente le specificità di settore. Ciò che rende un Paese di serie B non è solo il risultato dei rating, ma anche la mancanza di servizi, una sanità tagliata, la mancanza di investimenti per il sociale, la mancanza di investimenti per l’istruzione, la mancanza di una adeguata spesa pubblica, ed una qualità di vita lavorativa scadente. Mi pare che queste caratteristiche oramai ce le abbiamo tutte. Perseverare negli errori è da irresponsabili. Pare assurdo, ma per invertire la rotta bisogna andare proprio in senso contrario. Ma dove si possono prendere i soldi per la sanità, per il sociale, per la ricerca e per lo sviluppo? Certamente si possono prendere da dove non si sono mai presi!”
Tornando alle considerazioni di oggi 28/10/2011 l’accordo che penso tra la Sig.ra Camusso & co., l’esecutivo, la CONFINDUSTRIA, (ed a questo punto anche se l’opposizione non è d’accordo non importa, ma non vedo come potrebbe) e l’opposizione, prevede proprio un’unica modalità sui metodi di attuazione della RIFORMA DEL LAVORO. Se effettivamente si riuscisse e fare lavorare due persone a part-time di 6 ore al posto di una ad orario pieno di 8 ore, per una copertura lavorativa giornaliera aziendale di 12 ore, accettando la possibilità di essere licenziati più facilmente ma anche di trovare lavoro molto più facilmente, avremmo risolto molti problemi e fatto contenti tutti. Troppo bello?! Inattuabile?! Improponibile?! Cosa c’è di inattuabile in un momento simile? Meglio attuare questo di quello che ci hanno proposto prima!
Che ne pensate?
Angela Amber Pensword 28/10/2011
Nessun commento:
Posta un commento