1 causa ed effetto
Bisogna sempre agire sulla causa per eliminare un effetto in modo definitivo.
Faccio un esempio: se un ragazzo ha il raffreddore il suo medico gli dirà di prendere una medicina, e lui guarirà. Delle volte può guarire anche senza medicina riguardandosi bene. Ma se dopo essere guarito si riammala, e poi di nuovo ancora, allora c’è qualcosa che non va. Il medico gli farà fare delle analisi e gli farà delle domande, perché il persistere della malattia può dipendere da un fattore costituzionale e fisiologico, oppure comportamentale. Stabilito che il ragazzo va in giro con i capelli bagnati e che quando piove esce senza ombrello, il medico gli dirà di cambiare comportamento per evitare di ammalarsi in continuazione. Stare sempre male ha per questo ragazzo una causa comportamentale. Modificata la causa, modificato il comportamento, si ha una risoluzione del problema.
Faccio un altro esempio: se ho un sassolino nella scarpa, e per questo non riesco a camminare bene ma zoppico dolorante, è abbastanza inutile prendere un antiinfiammatorio e camminare alla meglio, per poi doverne prendere altri per non sentire dolore e per poi, oltre agli effetti collaterali, fermarmi comunque. Devo invece togliere il sassolino della scarpa e prendere se necessario una volta sola l’antinfiammatorio. Se ho il fisico adatto riuscirò di nuovo a correre, e comunque, camminerò nuovamente bene.
Questo per dire che bisogna sempre agire anche sulla causa, e non limitarsi a neutralizzare l’effetto.
Ci sono anche cause che non si possono risolvere perché hanno avuto già il loro corso di vita nel verificarsi di un determinato evento, e che quindi non vi è una loro reiterazione ma un effetto prolungato. Là si può solo cercare di guarire alla meglio. Faccio l’esempio di un incidente stradale. Se per caso deriva da una nostra disattenzione dovremmo in futuro fare in modo di essere più attenti.
Se un medico non riesce a capire di che malattia si tratta nonostante i sintomi e le analisi fatte, non è un buon medico. Certo, ci sono anche casi particolari di cui è difficile trovare la soluzione, ma devono essere l’eccezione che conferma la regola.
Gli esempi fatti finora sono riferiti ad effetti negativi. Ci sono però anche effetti positivi, che derivano anche essi da rispettive cause.
3 Alla radice del problema
È molto interessante dato un problema andarne a ricercare le cause. Si scoprirà spesso che si è trovata anche la soluzione, pur non cercandola, perché si trovano anche le leve sulle quali agire per modificare il risultato. Ovviamente non tutto è modificabile, ed alcune risposte derivano solo da domande fatte per curiosità, o per metodo deduttivo istintivo.
La domanda da porsi è sempre una: “Perché?” oppure “Perché si è arrivati a questo problema?” “Da cosa deriva questa situazione, questo stato d’animo?” “Quali sono i fattori scatenanti?”. E spesso, dopo la prima risposta, bisogna porre una seconda domanda, e così via. L’analisi è talvolta complessa, e si muove su più fronti, perché la vita non è fatta a compartimenti stagni, soprattutto non lo è fatta la società.
Il concetto di causa ed effetto si può applicare a tutti gli ambiti, sociale, politico, economico, lavorativo, familiare, ecc.
4 Il concetto di causa ed effetto è basilare per l’analisi sociale.
Il collegamento tra causa ed effetto e l’analisi del loro risultato nella società deve essere attuato da ogni singolo politico. Questo vale anche per i politici che gestiscono la società nei diversi livelli, dal più basso alle gestioni internazionali, e per tutti coloro che si definiscono professionisti nel proprio lavoro, competenti. Questo vale sia come analisi sociale del passato e del presente, sia come programmazione del futuro. Mi rendo conto che l’errore può capitare in buona fede, che è umano e scusabile proprio perché in buona fede e non per incompetenza, anche se si è dei professionisti. Mi rendo conto che, anche capendo dove bisognerebbe agire per arrivare alla soluzione dei problemi, una persona singola da sola non può fare niente per modificare le cose, perché non ne ha la forza e perché non glielo lascerebbero fare. Ci vuole una presa di coscienza collettiva dei problemi ed una coscienza e volere collettivo della loro giusta risoluzione. Insomma deve cambiare la coscienza collettiva comportamentale, la mentalità. Ci dovrebbe essere più correttezza e più equilibrio di valori nel mondo. Nel campo lavorativo non si dovrebbe pensare solo ed esclusivamente al denaro calpestando tutto ciò che c’è di bello al mondo, ma le Spa dovranno inserire nel loro bilancio anche il fattore umano ed ambientale, anche se ciò abbasserà notevolmente il guadagno. E nel campo personale ci vorrà più rispetto verso se stessi e verso il prossimo. La mancanza di equilibrio e di serenità interiore porta a stress ed a malessere sociale.
5 Causa : effetto = azione : reazione
Questa equazione è esemplificativa della relazione e della similitudine che c’è tra questi fattori.
Ad una causa segue un effetto, come ad una azione segue una reazione. Sono dei sinonimi.
A delle azioni, delle situazioni, seguono delle reazioni. Talvolta spropositate, talvolta appropriate, talvolta inevitabili, talvolta inutili. Ma sono sempre una conseguenza di un’azione precedente, o di una causa precedente. La vita è una successione di azioni e di reazioni, e di reazioni che a loro volta hanno la valenza di azioni perché scaturiscono altre reazioni. Alcune azioni sono una libera iniziativa, che non derivano da motivazioni precedenti. Altre azioni sono invece delle reazioni, e quindi degli effetti.
6 Prevenzione e comportamento sociale
Se si riuscisse ad insegnare ai ragazzi che alcune azioni possono avere una valenza sociale imponente, positiva o negativa in base al contenuto, e gli si insegnasse a scegliere il positivo e non il negativo e non la scorrettezza, allora avremmo un futuro migliore, con meno commercianti che vendono protesi dannose al solo scopo di guadagnare, meno speculatori, meno prepotenti, meno uomini scorretti. Del resto per fare bene basta vivere serenamente la propria vita, senza pretendere a danno degli altri, senza strafare. Danni li fa chi vuole strafare a danno degli altri e dell’ambiente ed in modo scorretto. Allora avremmo più collettivismo e meno individualismo. Sempre rispettando però giustamente l’individualità e l’unicità della persona. In pratica basterebbe insegnare alle future generazioni a non fare danno.
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