In effetti l’affermazione di Monti: “che monotonia il posto fisso per tutta la vita” suona stonata in una società nella quale “il posto fisso” è geneticamente insediato nella mentalità, per cultura generazionale (tranne la recente generazione), e dove a causa della crisi e di altri fattori ora per i ragazzi è un miraggio trovare un lavoro, considerando inoltre che chi oggi ha un lavoro non ha la certezza di continuare ad averlo dato che molte aziende chiudono o si trasferiscono all’estero. Analizzando le motivazioni di tali trasferimenti e fallimenti si vede che il costo del lavoro è solo una piccola parte, gli altri fattori sono i costi energetici, di trasporto, di utenza, la lentezza della giustizia, la burocrazia, la insicurezza, la criminalità, le tasse, la situazione italiana in genere, e non in ultimo le istituzioni che non pagano alla scadenza i loro debiti. È importante agire simultaneamente su questi altri fattori per ricreare l’habitat giusto alle aziende in via di estinzione.
Qualcosa al riguardo bisogna ammettere che il Governo Monti lo ha fatto, ma si può e si deve fare di più. Se si pensa di dare respiro all’economia ed al lavoro solo dando alle aziende la possibilità di licenziare senza giusta causa si fa una manovra alla Schettino. Bisogna agire sulla crescita e quindi anche sugli altri fattori. La crescita ed il benessere si ottiene dando la possibilità di lavorare e non dando alle aziende la possibilità di togliere il lavoro senza una giusta causa. Anche la proposta di dare la possibilità alle aziende di licenziare un nuovo assunto senza giusta causa entro i tre anni di assunzione può portare a delle ingiustizie sociali. E se una ragazza appena assunta rimane in gravidanza corre per questo il rischio di essere licenziata? Ci sono tutele che fanno parte di una società giusta e civile, e che come tali devono continuare ad essere tutelate e garantite. Dare alle aziende univoca possibilità di vita e di morte lavorativa costituisce delle estreme potenzialità pericolose di ricatto. Andrebbero invece evitati e controllati gli straordinari, e garantita sempre una ottima qualità di vita lavorativa. Forse se si dà alle aziende la possibilità di licenziare, ma si pretende da queste una effettiva qualità di orario e condizioni lavorative e quindi si impedisce che l’azienda possa pretendere dal lavoratore comportamenti che possono derivare da ricatto (ma ciò è troppo difficile da attuare e da controllare quindi è inutile contarci troppo).
Qualcosa al riguardo bisogna ammettere che il Governo Monti lo ha fatto, ma si può e si deve fare di più. Se si pensa di dare respiro all’economia ed al lavoro solo dando alle aziende la possibilità di licenziare senza giusta causa si fa una manovra alla Schettino. Bisogna agire sulla crescita e quindi anche sugli altri fattori. La crescita ed il benessere si ottiene dando la possibilità di lavorare e non dando alle aziende la possibilità di togliere il lavoro senza una giusta causa. Anche la proposta di dare la possibilità alle aziende di licenziare un nuovo assunto senza giusta causa entro i tre anni di assunzione può portare a delle ingiustizie sociali. E se una ragazza appena assunta rimane in gravidanza corre per questo il rischio di essere licenziata? Ci sono tutele che fanno parte di una società giusta e civile, e che come tali devono continuare ad essere tutelate e garantite. Dare alle aziende univoca possibilità di vita e di morte lavorativa costituisce delle estreme potenzialità pericolose di ricatto. Andrebbero invece evitati e controllati gli straordinari, e garantita sempre una ottima qualità di vita lavorativa. Forse se si dà alle aziende la possibilità di licenziare, ma si pretende da queste una effettiva qualità di orario e condizioni lavorative e quindi si impedisce che l’azienda possa pretendere dal lavoratore comportamenti che possono derivare da ricatto (ma ciò è troppo difficile da attuare e da controllare quindi è inutile contarci troppo).
Ma ascoltando bene il discorso di Monti e la frase in questione si vede che egli fa un discorso di insieme. Mette in evidenza la troppa disparità tra la tipologia di “lavoratori troppo tutelati” e la tipologia di “lavoratori quasi per niente tutelati” e fa una importante affermazione sulla necessità di diminuire tale margine. Bisogna fare però attenzione in che modo tale margine si diminuisce. Quindi bisogna garantire sempre dei diritti ai lavoratori.
Il posto fisso potrebbe risultare monotono solo se si avesse la possibilità di scegliere tra tre o quattro lavori appena se ne lascia uno. Senza pretendere tanta scelta basterebbe avere la possibilità di trovarne un altro, e questo vorrebbe dire abitare in una società che dà possibilità di lavoro, dove l’economia non è in crisi, dove i lavoratori sono tutelati nell’orario di lavoro e nelle garanzie. Un lavoratore ha certamente oltre alle garanzie ed ai diritti, espressione di società civile, anche dei doveri, su questo non c’è dubbio. Il dubbio negli ultimi anni c’è stato sui diritti e sulle garanzie per la tipologie dei lavoratori a tempo ed interinali. Al riguardo la bozza di Riforma del Lavoro che si sta disegnando con il Ministro Elsa Fornero si muove in una giusta direzione con la volontà di eliminare la moltitudine di contratti atipici e con la legittimazione di un “contratto unico” per chi inizia la vita lavorativa. Negli ultimi anni le grandi società si scambiavano i ragazzi interinali o interrompevano la collaborazione lavorativa quel tanto che bastava per non incorrere nel diritto di assunzione. Tutti escamotage che andavano controllati e regolamentati diversamente.
Angela Amber Pensword 02/02/2012
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