Il potenziale di un Paese non si sviluppa sfruttando le persone e le risorse, ma coltivando e proteggendo le ricchezze, le potenzialità, le caratteristiche e le predisposizioni del Paese stesso. Faccio un esempio: Se un giovane ragazzo ha un fisico da atleta e per potenzialità potrebbe arrivare alle Olimpiadi ed il suo allenatore gli fa fare degli allenamenti troppo pesanti e stressanti (sfruttamento) al giovane gli si rovineranno i tendini a lungo andare, o sarà soggetto a qualche incidente per sovraffaticamento. Gli allenamenti devono essere invece equilibrati costruttivi e produttivi, e non esagerati. Questo esempio può essere portato anche sulla natura. Troppo spesso capita che per sfruttare una risorsa naturale o produttiva si fa un danno ad un ecosistema od un altro settore ed ambiente vicino o collegato. E quel danno lo pagheranno le prossime generazioni o chi ne subisce l’immediato effetto. Lo sfruttamento economico ha espressione anche nella esasperazione dei cicli produttivi. Il termine “sfruttamento”, diverso dal termine “utilizzo”, è espressione di una mentalità economica contemporanea errata.
Faccio un altro esempio: Se a quel giovane, anche se ben allenato, viene preferito a livello nazionale un altro giovane di pari livello e qualità ma straniero perché costa di meno o perché presentato da qualcuno, ed il primo giovane viene tenuto in panchina, al primo giovane si spegneranno man mano le potenzialità e la carriera. Non è stato sviluppato e tutelato il potenziale del giovane. Lo stesso riguarda i prodotti interni nazionali, agricoli, energetici, di abbigliamento, ed altri. Con tutta la potenzialità del nostro territorio geografico stiamo arrivando alla realtà di non produrre quasi niente nel nostro interno ma di mangiare moltissime cose prodotte all’estero. La strategia di politica agricola attuata finora è stata una strategia sbagliata in quanto non ha né sviluppato e né tutelato la produttività italiana. Sviluppare vuole dire mettere dell’humus, del concime, coltivare, e non solo da un punto di vista etimologico del termine ma anche da un punto di vista economico di settore. Parlo di concimi economici, ossia creare le condizioni favorevoli alla produzione ed alla possibilità di lavoro da parte degli operatori dando loro la possibilità di sostenere i costi di produzione. Questo sempre garantendo la qualità del prodotto e la qualità di vita degli operatori del settore. Inoltre gli operatori di settore andrebbero sempre interpellati nella gestione per conoscere le problematiche pregresse, presenti, e future. Proteggere non vuole dire solo il “protezionismo” dai prodotti dall’estero, in taluni casi necessario, ma corrisponde molto in questo caso al verbo “sviluppare” riferito alla produzione. Lo sviluppo sano di un settore corrisponde alla protezione del settore stesso.
La produzione di un Paese è strettamente legata ai costi energetici in quanto essi rientrano nei costi di produzione. Quindi per potenziare le potenzialità del nostro Paese dovremmo abbassare i costi energetici ! Ma gli unici costi di produzione che si abbassano in Italia sono i costi del personale, superando talvolta anche il confine tra ottimizzazione e sfruttamento. (Il lavoratore è ovvio che ha il dovere di lavorare bene e seriamente e di garantire una professionalità per mantenere un posto di lavoro, ma tra i suoi diritti vi è quello di potere lavorare con equilibrio). Mentre le bollette salgono sempre di più, aumento legato ad una esasperazione della mentalità di guadagno e ad un mentalità sbagliata pregressa di gestione programmatica. Personalmente sono contraria al nucleare per più di un motivo, e continuerò ad esserlo, ma oltre al nucleare vi sono molte energie alternative ecologiche da incrementare, alcune delle quali volutamente tenute nascoste o non sviluppate. Solo ultimamente si dà spazio alle energie alternative, ora che vi è la possibilità di un guadagno, magari privato di pochi e non collettivo. Se fossimo stati più indipendenti da un punto di vista energetico, avremmo subito la crisi in questo modo o saremmo stati più forti nell’impattarla? La prossima energia spero sarà ecosostenibile e di basso costo, se non proprio gratuita. Ma le società che gestiscono l’energia e gli idrocarburi, ed i petrolieri arabi, permetterebbero questo grande passo avanti ecologico e di civiltà, contrario ad interessi personali e di spa? Rinuncerebbero a guadagni sicuri per un guadagno collettivo che avrebbe in quanto tale un risvolto positivo economico nazionale? Meno costi energetici, meno costi nelle bollette, più ricchezza, meno costi di produzione. È stata attuata una buona politica energetica nazionale nel nostro Paese? O sono state tenute nel cassetto importanti scoperte o sviluppate solo per facciata? Questo capita quando l’economia ha potere decisionale nella gestione di un Paese, o meglio quando economie private e cattive gestioni politiche e connivenze tra le due gestiscono in modo miope un Paese. Così a forza di stare in panchina i nostri muscoli sono flaccidi. Anche questa mentalità di impostazione energetica dovrà cambiare nel futuro.
Le interferenze dell’economia nella politica sono dannose quando superano un certo equilibrio. Come sono dannose prassi consolidate di cattive abitudini. Quindi un buon comportamento, una buona gestione politica, e maggiori regole nel settore bancario e finanziario europeo oltre che nazionale sono fondamentali per uno sviluppo delle potenzialità di un Paese e dell’Europa di cui siamo parte.
Quello che va creato sono le condizioni per la produzione, in base a determinati equilibri e valori (senza sfruttamento e senza inquinamento).
In definitiva, in futuro: equilibrio e sviluppo devono andare di pari passo. L’esasperazione del risultato è un boomerang economico oltre che uno sbaglio di impostazione di vita ed un non equilibrio. Per quanto riguarda la mancanza di strategie politiche lungimiranti da un punto di vista agricolo, energetico, sociale (istruzione), ed economico, dovremo imparare ad indossare un bel paio di occhiali. Regole ed impostazioni politiche, economiche, bancarie e finanziarie, andranno modificate ed attuate per migliorare comportamenti errati e per arginare difetti umani.
Ma per cambiare mentalità ed impostazione di strategie ci vuole un po’ di tempo, ed il nostro time-out, come quello europeo, corre veloce.
Angela Pensword 04/07/2012
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