Ciò che ha esposto Monti relativamente alla spending review nell’intervento pomeridiano del 03/07/2012 al Senato è molto bello nel complesso, ma alcune cose da lui esposte sono in contrasto con ciò che il Governo Monti sta facendo e programmando. Il Governo assicura che non si tratta di un’altra manovra ma di una riorganizzazione delle spese (fino a qua ci possiamo stare) senza tagliare i servizi (qui invece non corrisponde). Come precedentemente esposto la chiusura dei 216 piccoli ospedali nel settore sanità, senza considerare quelli già chiusi negli anni precedenti, corrisponde ad un taglio dei servizi, su di un argomento estremamente delicato come la salute umana. Altri tagli riguarderanno i piccoli tribunali e le questure. Personalmente incrementerei le forze dell’ordine e le caserme, dato l’aumento dilagante della criminalità nelle grandi città. Quindi altri servizi tagliati. Per concetto ed obiettivo uno Stato deve garantire l’esistenza dei servizi ai cittadini, come i cittadini devono osservare le leggi dello Stato. È forse un problema di soldi? Un’altra frase che mi è rimasta attaccata alle orecchie è quella espressa da Monti di potenziare il potenziale del nostro Paese: ma per potenziare il nostro Paese bisognerebbe intanto abbassare subito il costo dei carburanti ed i costi di produzione energetica. Essi costituiscono la base dei costi di produzione. Invece da noi la benzina non fa che aumentare (tranne eccezionalmente negli ultimi giorni per il discorso domanda offerta) e le bollette pure. Anzi di queste ultime sono previsti ulteriori aumenti. L’unico costo di produzione che da noi si abbatte è il costo del personale, finalità già in vigore da prima del Governo Monti. Non che non vi fosse e non vi sia la necessità di una ristrutturazione negli organigrammi statali e delle società satelliti, e del lavoro in genere, ma fare solo questo tipo di riforme senza agire anche e principalmente come entità sul costo dei carburanti e sui costi energetici, è come uscire con la cravatta ma senza i pantaloni. Bisogna anche dire che le strategie al riguardo nei decenni scorsi sono andate in senso contrario, e che per invertire la rotta, quindi per arrivare ad una maggiore e quasi totale indipendenza energetica e di trasporto all’interno del nostro Paese, sviluppando caratteristiche e nuove idee, occorre del tempo.
Ora sorge una importante domanda senza togliere niente a ciò che di buono ha fatto il Governo Monti, a ciò che sta facendo, ed a ciò che farà, … ed anche a ciò che dovrebbe fare: se attuare una politica virtuosa di risanamento del bilancio in questo momento porta a tagli sui servizi (e quindi non solo tagli agli sprechi), ad una mancanza di investimenti sui servizi stessi, alla impossibilità di investire nelle energie alternative ecologiche e di impostare una giusta strategia energetica al riguardo, e l’impossibilità di attuare da subito iniziative volte all’abbassamento dei carburanti e delle bollette perché ciò costituirebbe meno entrate per uno stato che sta già razzolando il fondo, allora non converrebbe mettere da parte (entro un certo margine di sicurezza sempre ovviamente) il pareggio di bilancio e focalizzarsi sugli investimenti e sulla possibilità di risparmio delle famiglie e di produzione delle imprese? Avremo certo una minore entrata statale adesso, ma ciò che perdiamo ora sarà recuperato da ciò che risparmieremo domani. In effetti questo era il programma della politica dei decenni passati e la finalità dei debiti degli Stati (doveva essere), ma evidentemente si è sbagliato qualche cosa. Questo per dire che il comportamento, le strategie, le prassi, la mentalità, le regole, sono importanti per ottenere un risultato. In pratica vi è stata in passato una cattiva gestione delle spese (ed anche per questo è necessaria la spending review), una non politica di rigore di bilancio, una mentalità strategica non lungimirante, troppi interessi personali e connivenze, poca trasparenza, la politica ingessata nei suoi schemi ed intrallazzi, ed altro ancora. Ora non è più permesso perseverare negli errori, soprattutto politici di gestione. Ma se il pareggio di bilancio è una cosa importante, e lo è in quanto espressione di una giusta gestione, e serve però anche sviluppare e creare le condizioni di produzione come si può fare? I soldi si possono prendere anche da altre parti e non solo sempre dalla stessa, a scapito dei cittadini e tagliando i servizi. Intanto, e prima di tutto, dai costi della politica. Questo dovrebbe essere il primo punto della spending review e non la terza fase (sperando che ci si arrivi a farlo). Stiamo ancora aspettando la riforma elettorale, la riduzione dei parlamentari, e delle nuove regole di compilazione e trasparenza nella tenuta dei bilanci dei partiti. Dopo l’exploit del dimezzamento del sovvenzionamento pubblico ai partiti (la Commissione Affari Costituzionali ha approvato ieri 03/07/2012 il ddl in materia, con la destinazione della metà della quota di luglio alle regioni terremotate, buona iniziativa), i partiti hanno perso l’entusiasmo nel procedere con le altre riforme del loro settore, forse sperando in elezioni anticipate. Un altro settore che dovrebbe pagare per i guai combinati e quello bancario e finanziario. Anche qui si potrebbero prendere interessanti e benefiche iniziative (a cominciare dall’annullare i contratti sui prodotti derivati). Solo dopo si potrebbero tagliare i servizi, oltre che prima una giusta riorganizzazione del servizio. È possibile mettere le priorità nel giusto ordine?
Un’altra importante domanda sulla quale si spera una risposta positiva: ma l’Italia, la classe politica, la classe bancaria, la classe economica, i semplici cittadini, la classe finanziaria, si è accorta degli errori commessi? Ha capito dove ha sbagliato nella buona gestione di una Nazione? Penso in parte di si. Poi certamente c’è qualcuno che non capirà. Ma se qualcuno non capisce per dolo o per incapacità, o per comodità, allora dovrebbe essere gentilmente accompagnato alla porta, e cambiare mestiere. Prima alcune cose si potevano non sapere, o ci si poteva non pensare, per inerzia per convenienza o per incapacità, ora non è più permesso non saperle. Ora non è più permesso alla classe politica di avere atteggiamenti immaturi, di non prendersi le proprie responsabilità pregresse, e di non fare un buon lavoro nel futuro. L’avranno capito? Hanno pochi mesi per dimostrarlo.
Angela Pensword 04/07/2012
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