lunedì 16 luglio 2012

Riflessioni europee 16 07 2012

È vero. Spero in un Europa forte e benefica per i Paesi che vi fanno parte. Ma mi sa che non sarà possibile la sua esistenza. Come in ogni grande famiglia allargata anche n Europa ci sono unità (Paesi) troppo diverse fra di loro, negli obiettivi e nelle capacità. In ogni Paese ci sono due comuni denominatori: chi vuole migliorare le problematiche interne al proprio Paese come impostazioni e strategie, anche indipendentemente dall’esistenza dell’Europa ma con l’inevitabile conseguenza di rendere possibile la sopravvivenza di una Europa forte fatta di Stati forti, e chi non ha alcuna intuizione a volere migliorare il proprio Paese, indipendentemente dall’Europa. Data la criticità dei problemi presenti all’interno dei singoli Stati, come impostazioni di strategie e come spreco di denaro pubblico (assorbito dalla politica, da costruzioni iniziate e mai portate a termine, da costruzioni finite e mai inaugurate, da sovvenzionamenti fasulli, da ruberie e da molto altro ancora, ma non dalla distribuzione dei servizi sul territorio che di certo devono anche funzionare bene), è prioritario prima risolvere i problemi interni al Paese, e secondario, ossia subordinato al prioritario, l’accanimento terapeutico sull’Europa stessa (a parte modifiche necessarie come quelle anti-speculative) e sui singoli Paesi per il pareggio di bilancio (comunque importante perché evidenza di una buona gestione, ma non solo a tirare la cinghia senza sviluppo). Del resto: che cosa risparmiamo se non produciamo? E siamo in grado di migliorare come Paese, per formare una Europa più forte? E se noi lo fossimo, gli altri Stati in difficoltà lo sono? Che cosa intende Angela Merkel per rigore e virtuosismo?
16/07/2012
Angela Pensword

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