martedì 10 luglio 2012

RISPOSTA A CARLO LEO al suo commento su CRISI EUROPEA E NAZIONALE Riflessioni del 18 05 2012

Mi rendo conto di vedere sempre il lato positivo delle cose, e di sperare che le cose siano risolvibili. Mi scusi, ma io non posso (e non voglio) smettere di sperare in un futuro migliore. Il concetto è questo: non dico che in Europa non vi siano cose da migliorare, ma dico che vanno migliorate.
Il miglioramento corrisponde all’evoluzione (al contrario dell’involuzione), e l’evoluzione porta all’avanzamento  Evolversi vuole dire considerare cose che prima non si consideravano, vedere cose che prima non si vedevano o che non si volevano vedere, o che semplicemente non erano presenti. Del resto la realtà cambia nel tempo, e l’evoluzione segue la realtà.
In passato, quando l’Europa era nell’ipofisi delle menti pensanti e lungimiranti di chi la immaginava ed impostava, non erano certo prevedibili i “prodotti derivati” o il grado di speculazione finanziaria e bancaria dei giorni nostri, espressione di economia esagerata che supera spesso i limiti della decenza. Visti i problemi che una dannosa speculazione sul piano europeo può portare, è  giusto ora trovarne la soluzione. Ecco quindi la proposta dello scudo europeo antispread. Le regole contrarie ad una dannosa speculazione andrebbero fatte a tutti i livelli speculativi bancari, anche nazionali. Del resto, dove non arriva l’etica bancaria e finanziaria devono arrivare le regole, in quanto esse servono apposta. Ma le regole sono fatte dagli uomini, gestiti a loro volta da interessi contrastanti. In ogni caso i miglioramenti  necessitano di tempo per la loro realizzazione, e purtroppo talvolta l’uomo non li vuole fare anche quando è necessario farli.
È ovvio che come Lei io non approvi il fatto che “una banca centrale europea vende il denaro alle banche private all’1% che lo rivendono agli Stati al 4/5%”. Personalmente farei pagare le banche internazionali e nazionali per tutti i casini che hanno combinato con la loro esagerata speculazione e con la legalizzazione del gioco d’azzardo (prodotti derivati). Metterei una regolamentazione maggiore su ciò che etico e su ciò che non lo è da un punto di vista bancario e finanziario, e riporterei le banche alla loro originale funzione che non era unicamente quella speculativa (degenerazione della mentalità umana). E perché, in questo particolare caso di criticità, la Banca Europea non sovvenziona direttamente all’1% i vari Stati quando vi è necessità senza passare dalle banche private (che è ciò che capiterà con l’attuazione dello scudo europeo antispread), o non fissa un tetto massimo al 1,5% al quale le banche debbano e possano rigirare il denaro agli Stati?  È ovvio che ciò che fanno le banche ed il potere bancario e speculativo non c’entri nulla con il pareggio di bilancio o con il virtuosismo dei bilanci.
Ma il virtuosismo di bilancio (escluso ciò che riguarda le banche) è importante perché sarebbe espressione di una buon gestione dello Stato, di uno Stato che investe nell’energia alternativa con proiezione di autosufficienza (meno costi futuri e quindi più pareggio), che potenzia e sviluppa le proprie capacità e qualità agricole (più ricchezza individuale e nazionale e più pareggio di bilancio, se non surplus). Noi in Italia ci troviamo dopo anni nei quali non è stato fatto nulla di tutto questo, ma si è avuta solo una mentalità economica vorace ed una mentalità politica e di impostazione di strategie ugualmente vorace. Ma questo si può cambiare nel futuro (si spera).
Del resto le crisi servono a migliorare, e questa è la valenza positiva delle crisi stesse. Ci sono mentalità e consuetudini, anche a livello europeo, che dovranno cambiare. È l’Europa nella sua competenza che deve decidere cosa e come fare, ed in che direzione andare.
Concordo sul fatto che l’Europa è troppo vincolante in alcuni parametri per gli Stati membri. Mi riferisco  esattamente e personalmente alle quote di produzione prestabilite a livello europeo. Penso che esse andrebbero totalmente abolite, in quanto antieconomiche ed antieuropee. Le giudico repressive al salutare sviluppo dei singoli Stati, ed in contrasto con quanto volevano i padri fondatori della Europa che immaginavano l’Europa come un unione forte, un luogo nel quale gli Stati avrebbero sviluppato e potenziato (e questo rientra molto nella politica interna di uno Stato) le loro doti e qualità in una forma di protezione tra di loro verso il mercato esterno, e non di repressione tra loro. Quindi il nazionalismo sano non è in antitesi all’Europa. È ovvio che poi il Parlamento Europeo e tutte le altre istituzioni europee hanno la funzione di gestione europea.  
Nonostante i problemi europei e nazionali, credo nell’euro e nell’Europa come espressione di buona potenzialità politica ed economica. Credo fortemente in un’Europa forte e vera, che sia la forza degli Stati che la compongono, nella quale si attuino le giuste strategie per proseguire il cammino dell’uomo verso un mondo ed un futuro migliore, nella quale i singoli Stati facciano le giuste modifiche nel loro interno, ed insieme a livello europeo.
Anche se vi fossero, come da Lei esposto, alcuni semi antieuropei come impostazioni, regole, o difetti di fabbrica, o scelte successive sbagliate rispetto all’iniziale idea di Europa, essi sono modificabili ed eliminabili. Perché limitarsi ad evidenziare i problemi senza pensare a trovarne anche la soluzione? Perché non essere propositivi e costruttivi su di un grande progetto realizzato ed in evoluzione come l’Unione Europea? Perché non pensare che sia possibile apportare le giuste eventuali modifiche in campo europeo invece che andare contro l'euro? In che cosa si potrebbe migliorare e come?
Mi piacerebbe iniziare con Lei una discussione costruttiva (ne sarei onorata e certamente imparerei qualcosa) sulle varie problematiche europee (una per volta). Per questo Le chiedo di dirmi una sola cosa  (per ora) che Lei desidererebbe cambiare nell’impostazione europea, spiegandone il perché ed il modo. Le chiedo anche se condivide la mia convinzione che prestabilire le quote di produttività dei vari Stati europei sia dannoso per gli Stati e per l’Europa (non so se sono in previsione dei cambiamenti), e se tornare ad una forma di protezionismo su alcuni prodotti extraeuropei (oltre che sviluppare i nostri) possa avere in questo periodo storico di crisi una nuova valenza positiva per la produttività italiana ed europea.  
Angela Pensword

Nessun commento:

Posta un commento