giovedì 10 gennaio 2013

I COSTI DELLA POLITICA ED IL POST ELEZIONI


A fine febbraio 2013 ci saranno le elezioni. Ciò che capiterà dopo non si può ancora sapere. Riguardo i costi della politica le domande da porsi sono queste: “Le varie parti politiche, i vari schieramenti, vorranno collaborare per diminuire veramente i costi della politica? Dimezzare il numero dei parlamentari? Adeguare il loro stipendio ai parametri europei? Apportare le modifiche necessarie per rendere ancora più efficiente la gestione ed il controllo dei soldi pubblici? Apportare norme di controllo più rigide sulla gestione dei soldi dei partiti nelle regioni in modo da evitare nuovi episodi come quelli capitati recentemente? Fare in modo che i soldi pubblici finiscano veramente per i servizi ai cittadini e non si fermino nei meandri della cattiva gestione politica e del peculato?”   

O troveranno nuove scuse, come quella di non andare d’accordo, per non votare niente di ciò che va contro le poltrone e contro alcuni dei privilegi della casta politica? Per migliorare la società, e per riuscire a riequilibrare spese e servizi, la prima ristrutturazione da fare è  quella dei costi della politica. Dopo si può sistemare tutto il resto. 

Ora sono tutti d’accordo nel dire che bisogna fare questo tipo di modifiche, e spesso tali proposte sono presenti nei programmi elettorali. Quindi sorgono altre domande: “Se i partiti ci tengono così tanto a tali riforme perché esse non sono state fatte dal Parlamento durante questo ultimo anno, come più volte sollecitate da Napolitano e da Monti?  O perché non sono state fatte in uno dei precedenti anni di governo politico?” Evidentemente tale volontà non era presente neanche nella ipofisi della politica. Anche le recenti proposte del governo tecnico per l’abolizione delle provincie hanno incontrato diverse resistenze. E sulla legge elettorale non si è trovato l’accordo.

La crisi ed il conseguente disgusto dei cittadini verso i politici ha portato la casta politica a farsi carico delle proprie responsabilità pregresse, a non potersi più nascondere nel lassismo, nella inerzia, nell’immobilismo, gozzovigliando nei loro festini. Oramai è in atto una lavata di faccia generale in tutti i partiti (purtroppo l’essere umano in molti casi migliora il proprio comportamento solo quando non ha alternativa). Si spera che il rinnovamento non sia solo di facciata ma anche di mentalità. Questa spinta al miglioramento in politica è uno dei lati positivi della crisi. 

Il fatto che tale consapevolezza sia esposta nelle diverse forze politiche fa ben sperare che un accordo su tali riforme verrà trovato subito dopo le elezioni. Quando si ha un interesse in comune, anche se si è in tanti, è facile trovare un accordo. Bisogna vedere quale è l’interesse comune. L’accordo è stato sempre trovato quando si è trattato di aumentarsi gli stipendi o di aumentare i rimborsi ai partiti. 

In fin dei conti noi con il redditometro dovremo giustificare tutto contro l’evasione fiscale, allora è altrettanto necessario (e lo è per principio) che ogni partito debba giustificare ogni spesa nella gestione dei propri soldi, che sono soldi pubblici. O anche questo vale solo per i comuni cittadini?

Le risposte alle nostre domande le avremo solo dopo le elezioni. È molto probabile però che la casta politica non smentisca la propria tradizione. 

Angela Pensword 10/01/2013

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