giovedì 10 gennaio 2013

RENZI HA SBAGLIATO A NON FORMARE UNA IDENTITA’ POLITICA AUTONOMA


Renzi ha sbagliato a non formare un partito tutto suo subito dopo le primarie del centrosinistra. In quel momento la sua visibilità era al massimo. La campagna elettorale per le primarie lo ha portato in tour con il camper per tutta l’Italia diffondendo la propria mentalità e le proprie idee e proposte. L’eco della competizione tra i vari concorrenti, e poi il ballottaggio con Bersani, lo hanno reso protagonista, insieme agli altri candidati. In quel momento inoltre, il disgusto della popolazione verso la classe politica era ancora più sentito ed enfatizzato dai precedenti scandali nei vari partiti e la memoria dei disastri attuati dalla gestione politica ingessata e incapace degli ultimi quaranta anni era maggiormente presente nella popolazione, con la conseguente necessità per i cittadini di trovare qualcuno di nuovo che parlasse in modo pulito e che rappresentasse una ventata di speranza. Il panorama politico era ancora vecchio e privo di altre novità, e la popolazione non era distratta da altre nuove attrazioni politiche.

Se le primarie fossero state aperte a tutti i cittadini è probabile che le avrebbe vinte Renzi. A quel punto molte persone del centrodestra avrebbero votato PD.  Questo Bersani non poteva non saperlo, ma evidentemente si è trattato di un rischio calcolato. La vittoria di Renzi avrebbe legittimato quest’ultimo a diventare candidato premier nel prossimo governo. Questo fatto, oltre a Bersani, avrebbe scontentato la parte più conservatrice della sinistra. (Comunque essendo primarie di coalizione e non di nazione è logico che siano limitate e circoscritte alla coalizione).

Proprio il fatto di non avere vinto le primarie dopo averci investito così tante energie, e la consapevolezza della quantità di share al proprio seguito, doveva spingere Renzi a formare un proprio movimento o partito. Una nuova identità politica che poteva benissimo essere inserita nella coalizione di centrosinistra. Molte persone avrebbero votato lui, e di conseguenza il centrosinistra, se Renzi  si fosse staccato dal PD e avesse formato una propria identità politica. In definitiva, la mancata crescita di identità come forma politica nuova da parte di Renzi ha in parte danneggiato il centrosinistra stesso, ed avvantaggiato il centrodestra lasciandogli nel calderone parecchi elettori. Ciò favorisce indirettamente un ritorno al bipolarismo.  Sarebbe stato importante avere una forza politica che catalizzasse molti consensi sia dalla sinistra e sia dalla destra e che con buon senso unisse il meglio dell’una e dell’altra, anche se appartenente ad una coalizione per garantire una certa governabilità.

Non formando una propria identità politica autonoma Renzi ha deluso molti dei suoi sostenitori. Ciò lo porterà a perdere parte di share, perdita aggravata anche dal suo silenzio e dal suo assoggettamento ai poteri della politica, contro i quali egli si era battuto. Rispettare la parola data è certamente un fatto da ammirare. Ma quando si vuole fare qualcosa di nuovo e cambiare un sistema si può fare parte di esso all’inizio ma bisogna staccarsi nel momento in cui tale sistema ostacola il rinnovamento, altrimenti ci si ferma. Inoltre Renzi, da alcune parti e forze del centrosinistra non è mai stato riconosciuto come uno di centrosinistra, pur essendolo. Ragione maggiore per formare una propria identità politica di sinistra. Renzi ha rispettato la propria parola. Ma a danno di chi?       

Renzi a parte, la politica attuata da Bersani per il centrosinistra è una politica vincente. Per la propria costanza e coerenza e per il proprio equilibrio Bersani si pone come uno dei più affidabili uomini politici del momento.  

Angela Pensword 10/01/2013

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