giovedì 3 gennaio 2013

Pluralità e governabilità

Ogni forza politica, come ogni forza sociale, può apportare nel discorso politico e di gestione del Paese molte idee e riflessioni che non sono nella panoramica di tutti. Ciò costituisce un arricchimento della visuale generale dei temi da trattare e una espressione di pluralismo e democrazia. E perché il pluralismo e la democrazia funzionino ci devono essere come base il rispetto reciproco ed il dialogo. Ma cosa vuole dire esattamente gestire il Paese?. Vuole dire prendere decisioni, proporre soluzioni, impostare strategie nazionali come quella agricola e quella energetica, sviluppare le potenzialità del Paese, porre i servizi ai cittadini al primo punto (istruzione, sanità, ricerca, ordine e sicurezza, giustizia), impostare e migliorare il tessuto sociale, pianificare problemi, relazionarsi con il resto del mondo ed all’interno dell’Unità Europea. Se questo si fa con l’apporto di tutti e nel rispetto reciproco, con uno scontro leale e costruttivo, il risultato ne esce migliorato. Ciò che si dovrebbe evitare è l’astio nel discorso, il livore distruttivo, l’angolo ottuso in una visuale. Le argomentazioni e le grandi verità si possono dire anche molto dolcemente, e non per questo sono meno vere. Ma l’animale politico appena sente odore di potere e vede un probabile avversario si comporta come un piranha. Almeno questo è quello che è capitato nella prima e nella seconda repubblica. Ma oltre ad una maggiore maturità politica che si spera raggiunta e che si esprima in ogni sua forma, come si potrebbe fare per ottenere una vera espressione democratica ed una governabilità? Il ritorno ad un proporzionale puro, il divieto delle alleanze pre e post elettorali a favore di una maggiore libertà di espressione nelle varie votazioni, una migliore legge elettorale? Forse. Ma questo è un altro discorso. Probabilmente il pensiero umano non è ancora pronto per questo scenario. E la mentalità politica ancora meno.
Angela Pensword 03/01/2013

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