sabato 17 agosto 2013

EGITTO. BREVE STORIA dal Governo Morsi al post Morsi.

Giugno 2012. Mohammed Morsi è il primo Presidente egiziano ad essere stato eletto attraverso elezioni democratiche direttamente del popolo. Le elezioni presidenziali si sono svolte a maggio in primo turno, ed in giugno come ballottaggio, nel quale Morsi ottiene il 51,7% di preferenze contro lo sfidante Ahmed Shafiq, ex comandante dell’Aeronautica militare ed ex primo ministro di Mubarak. Il 24 giugno 2012 Mohammed Morsi viene ufficialmente proclamato Presidente. Il 29 giugno Morsi tiene un proprio discorso a Piazza Tahrir.  Piazza Tahrir è piena di persone che festeggiano. Il 30 giugno giura davanti la Corte Costituzionale. Da allora si sono verificate delle divergenze istituzionali tra Morsi (decreto 8 luglio 2012) e la stessa Corte Costituzionale (che il 10 luglio 2012 sospende il decreto dell’8 luglio di Morsi). ( http://leg16.camera.it/561?appro=455 ). A novembre 2012 Morsi si attribuisce con decreto ampi poteri giudiziari, per proteggere e velocizzare i propri decreti ed il lavoro della Assemblea Costituente, investita della formulazione di una nuova Costituzione, ed accentrando così in sé più poteri di quelli riconosciutigli all’inizio del suo mandato.  Una cosa che ha certamente deluso una parte dell’elettorato di Morsi, esattamente la parte più moderata e laica della Primavera Araba, è stata la Nuova Costituzione egiziana, approvata con il referendum del 15 e 22 dicembre 2012 dal 63,8% degli elettori in una affluenza del 32,9% degli aventi diritto al voto. Tale Costituzione scontenta certamente la parte più laica e moderna degli elettori di Morsi. È proprio con la stesura di tale Costituzione, redatta molto velocemente, che probabilmente Morsi decreta il fallimento in Egitto della Primavera araba. (vedi l’opinione di Amnesty International al riguardo: http://www.amnesty.it/news/la-nuova-costituzione-egiziana-limita-liberta-fondamentali-e-ignora-diritti-delle-donne . Dopo solamente un anno dalla sua proclamazione il Presidente Morsi viene deposto.
Luglio 2013. La destituzione pacifica di Morsi. Il 03 luglio 2013 il movimento di protesta (denominato Tamarod) contro la politica del Presidente Mohammed Morsi riesce a destituire Morsi ed il suo governo con una protesta pacifica e con l’appoggio dell’esercito egiziano. Viene istituito un Governo temporaneo con l’intenzione di portare l’Egitto a nuove elezioni. La resistenza dei Fratelli Musulmani. I Fratelli Musulmani non riconoscono mai la legittimità del Governo transitorio, ed iniziano una serie di proteste, quasi sempre pacifiche, con l’intenzione di proteggere e insediare nuovamente il deposto Presidente Morsi. Forse, e ripeto forse, la resistenza ad oltranza dei Fratelli Musulmani è solo una provocazione per arrivare ad una guerra civile e portare il Paese nel caos, una specie di trappola per conquistare un potere mai avuto. Oppure è semplicemente la mancanza di capacità di dialogo. Dopo giorni di protesta e di piazze occupate, ed anche di episodi di scontri e di vittime tra le parti, e dopo lo scadere del 12 agosto 2013 dell’ultimatum dettato dal governo transitorio di liberare le piazze occupate, il 14 agosto 2013 iniziano gli scontri ed una situazione che si può paragonare ad un inizio di guerra civile.
La speranza è che tale guerra civile non degeneri ulteriormente e non infiammi tutto l’Egitto, con conseguenze devastanti non solo per l’Egitto, ma per tutti i Paesi del Mediterraneo.
Insomma non si sa bene dove stia la parte della ragione. In ogni caso la destituzione del Presidente Morsi  evidenzia che esiste una grande fetta della popolazione contraria alla politica attuata dal governo Morsi. Tra di essa vi può essere una parte di proprio elettorato deluso. E vi può essere una parte che in realtà è inconsapevolmente manovrata dai poteri forti che Morsi ha, con le sue disposizioni, in parte delegittimato (questa è una cosa che urta i poteri forti in ogni Paese). La resistenza dei Fratelli Musulmani evidenzia che esiste una grande fetta della popolazione che vuole riportare al potere i Fratelli Musulmani. Una parte che, anche se delusa, spera nella possibilità di un riscatto. E una parte, forse più estrema, che spera di governare attraverso i Fratelli Musulmani. In più vi è comunque uno scontro di culture e di religioni all’interno di questo Paese, ed una crisi economica che va saputa risolvere. Un nuovo equilibrio può essere raggiunto dall’Egitto solo attraverso nuove elezioni. E soprattutto, dopo queste nuove elezioni, la democrazia andrà saputa gestire, sia dai governanti egiziani, sia dal popolo egiziano, e sia dai poteri forti.  

Angela Pensword 16/08/2013 

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