venerdì 4 ottobre 2013

Fiducia al governo. THE DAY AFTER.

Il 02 ottobre 2013 il governo Letta ottiene la fiducia dopo la brutta crisi causata dai movimenti tettonici e sussultori del Pdl nei confronti del governo. Le divergenze di opinione con il PD erano riferite a più ambiti, ma riguardavano soprattutto la gestione della decadenza di Berlusconi a seguito della sentenza Mediaset. Nei giorni scorsi l’instabilità politica era diventata insostenibile. In questa girandola di delirio politico interno al Pdl abbiamo visto di tutto. Parlamentari e ministri dimissionari, assetto a testuggine dell’esercito berlusconiano, cambi di scena, via vai dai palazzi, incontri e scontri interni, ipotesi di scissione, per poi finire con un nulla di fatto e lo stesso Berlusconi che in fase di dichiarazione di fiducia nell’Aula del Senato salva il governo porgendogli la mano dopo averlo portato sin sul burrone. (vedi articolo Berlusconi vota la fiducia al governo). Letta ha messo il Pdl di fronte alla responsabilità della crisi di governo tanto paventata dal Pdl stesso, richiedendo una necessaria verifica in Aula attraverso la fiducia per avere poi la giusta governabilità. Negli ultimi giorni la migrazione tra falchi e colombe ha reso lo stormo pidiellino meno numeroso e più vulnerabile. In questo scontro testa a testa tra Letta e Berlusconi ha vinto Letta.  Ma come ne esce il governo da questa crisi? E Letta? Come ne esce il Pdl? E che prospettive ci sono nella scena politica futura italiana?
Come esce il governo da questa scampata crisi?
Sicuramente il governo esce rafforzato da questa bagarre politica. Il risultato positivo della fiducia dà nuova legittimazione all’attuale governo, ed anche i mercati vedono positivamente la ritrovata stabilità. Letta ha dimostrato di avere gli attributi, anche se calmo e silenzioso. Non ha ceduto alle pressioni del Pdl mettendo il Pdl stesso di fronte alla responsabilità di una crisi di governo.
Dopo una crisi politica così brutta il governo non può che uscirne fortificato. È una crisi che ha permesso di chiarire alcune cose internamente alle forze politiche, portando a nuovi equilibri interni ai partiti, in primis nel Pdl. È una crisi politica che ha permesso al governo Letta di essere puntellato su più colonne e dunque su di una maggioranza più ampia, a seguito della scissione non ancora effettiva del Pdl in due correnti, una più moderata disposta a sostenere il governo senza sottostare alle decisioni di un capo, e una più estremista.  
Ma da questa situazione come ne esce il Pdl?
Il Pdl anche se non ne esce con le ossa rotte, ha certamente le ossa ammaccate. Ci vorrà un po’, poche settimane, e tornerà più forte di prima, soprattutto se le correnti interne avranno una loro autonomia e se si formeranno quindi altri soggetti politici. L’individualità di pensiero è una forza, ed il Pdl ha bisogno di essere identificato in un partito formato da più correnti e non identificato in un solo uomo.
Il fatto di avere votato la fiducia al governo Letta ha permesso al Pdl di rimanere unito. Ma questo non eviterà la formazioni di correnti interne. Si sono delineate posizioni molto diverse ed anime diverse all’interno del partito, indipendentemente dai falchi e dalle colombe. Quindi si apre, probabilmente, una nuova era per il Pdl, un’era dove il potere assoluto di Berlusconi risulta ridimensionato. Se si arriva alla formazione di altre entità partitiche non è escluso che esse calamitino e si fondino insieme ad una parte di Scelta Civica e con altre figure politiche, formando una nuova figura centrale che stranamente, senza Berlusconi, potrebbe risultare ancora più forte. In questo caso la novità sarebbe l’assenza del capo. E sarebbe anche il punto di forza, perché l’avere ritrovato una identità partitica centrale che non si ricolleghi ad una figura di una sola persona è ciò che mancava da tempo nello scenario politico del centrodestra  
È successo quindi qualche cosa di molto positivo nella giornata del 02 ottobre. Prima di tutto la realtà di un governo più forte che certamente può dare agli occhi interni ed internazionali una maggiore governabilità con i risvolti positivi economici che ne conseguono. Secondariamente il centrodestra si è svincolato finalmente di una figura leader come quella di Berlusconi ormai ingombrante, recuperando una certa autonomia di correnti.
Possibile scenario futuro:
Forse non ci si rende ancora ben conto di ciò che è successo e di ciò che potrebbe comportare nel futuro. Altri equilibri tanto per cominciare. Si potrebbe arrivare alla formazione di un grande centro che convoglia tutte le forze moderate del centrosinistra e del centrodestra, lasciando ai lati gli estremi. Ovviamente tutto dipende dalle prossime mosse che avverranno all’interno del Pdl e nell’intera scena politica italiana. Anche internamente al PD sono presenti dei contrasti sia nella base e sia nei vertici. Come in ogni partito anche nel PD vi è nella base una parte di elettorato più intransigente e più mal disposto ad un dialogo costruttivo con le altre forze politiche, ed una parte invece più moderata e più disponibile al dialogo e alle larghe intese, intese che si potrebbero esprimere anche all’interno di una grande coalizione di centro. A questa seconda categoria appartengono sia Letta che Renzi, e molti altri esponenti del PD. Ciò non vuole dire però che Letta o Renzi decidano di aderire ad un grande centro, e nel caso lo farebbero mantenendo la propria autonomia di pensiero e di corrente, come è giusto che sia. Anche i dinosauri del PD potrebbero avere l’elasticità mentale di aderire ad una grande coalizione di centro, ma non lo faranno per mancanza di convenienza politica e per recuperare così quella parte di elettorato intransigente e le poltrone. Passando ora alla fantapolitica si potrebbe ipotizzare una futura unione tra SEL, la parte più estrema del PD, ed M5S. Ma questa è appunto fantapolitica. Tornando all’ipotetico centro, se alla nuova parte indipendente del PDL ci aggiungiamo Scelta Civica, Fratelli d’Italia, Casini, e le altre forze moderate comprese quelle di centrosinistra, mantenendo ognuna la propria identità, ecco che avremmo una grande coalizione centrale. L’evolversi del panorama politico italiano potrebbe rappresentare la fine del bipolarismo.  
Il nuovo centro potrebbe essere una forza politica vincente. Ma per essere tale dovrà tenere un comportamento corretto che si esprime nel dialogo e nel rispetto, e in un discorso costruttivo volto al bene del Paese e non agli interessi di partito, di casta,  o personali. Altrimenti si tornerebbe semplicemente alla prima repubblica ed all’immobilismo cancrenoso e corrotto delle connivenze che ci hanno accompagnato da poco dopo il dopo guerra fino ai giorni nostri (anche se appartenenti alla seconda repubblica).Oppure si tornerebbe ad altri assembramenti passati sorti con un nome nuovo ma con principi vecchi.
Indipendentemente da quali partiti e da quali coalizioni avremo prossimamente in Italia, e dal sistema di governo, è sperabile che la classe politica esprima quella nuova mentalità di cui l’Italia ha bisogno e della quale i politici continuano a riempirsi la bocca senza fare in toto i fatti. Sappiamo benissimo che in tutti i partiti ci sono capi, e sono molti, che vogliono rimanere lì solo per salvaguardare i propri interessi ed il proprio potere, anche quando parlano di un’opera di ristrutturazione del proprio partito volta a mettere nuove persone che, come quelle di prima devono avere la caratteristica di essere delle teste di legno.
Se nel Pdl, dopo la presa di forza di Alfano e delle colombe che hanno dimostrato un sussulto di personalità in questa specifica vicenda, le cose non proseguissero verso la definizione di una nuova figura partitica o di un nuova corrente indipendente, e ci si comportasse come se non fosse accaduto niente, sarebbe un grande errore per il centrodestra, o comunque per quella parte di centro che vorrebbe esistere anche senza Berlusconi. Se le cose rimanessero esattamente come ora senza una maggiore presa di posizione di tale forza indipendente, allora Alfano continuerebbe a fare l’uomo trasparente, e questi sussulti di identità interni al Pdl vuole dire che sono stati un miraggio ed un abbaglio. 

Dopo il 02 ottobre si apre comunque per l’Italia una nuova stagione politica. I frutti di questa stagione dipenderanno (come capita proprio nelle stagioni dell’anno) dall’evolversi delle situazioni e dal lavoro che verrà fatto non a fine di partito ma a fine dell’Italia. Speriamo che sia iniziata una primavera, od almeno una maggiore stabilità che dia dei buoni frutti come riforme e risultati da un punto di vista sociale, politico ed economico. 
Angela Pensword 03/10/2013 

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