Il 03 ottobre 2013 accade una tragedia nel mare di
Lampedusa. Una barca di migranti va a fuoco e si capovolge. Le vittime sono
molte. Finora sono stati recuperati quasi 200 corpi, ma altre decine potrebbero
essere bloccate sotto l’imbarcazione. I superstiti sono circa 150. Alcuni di
loro denunciano il fatto di avere visto tre pescherecci nel momento dell’avaria
ma che essi non hanno prestato soccorso. La replica è che l’imbarcazione non è
stata vista. L’incendio è derivato da
una coperta incendiata per richiamare l’attenzione. Vite spezzate mentre
solcavano la speranza di una vita migliore in Europa. Il numero dei morti ci
colpisce molto in questa vicende, ma se pensiamo che nel corso degli anni le
vittime in questo tragitto sono state 6700 la visuale è sconvolgente. E
Lampedusa continua ad essere sola nell’affrontare l’emergenza degli sbarchi,
come è sola l’Italia in tale fenomeno di immigrazione. L’Europa difatti si
scansa da questa problematica, mentre è una questione europea. Lo è non solo
perché l’Italia fa parte dell’Europa e non può essere lasciata sola
nell’affrontare un problema, ma anche perché la maggior parte di questi
migranti sono in Italia solo per passaggio, dato che desiderano sin da prima
raggiungere altri Paesi europei, cosa che puntualmente accade. Il ministro
dell’Interno Angelino Alfano ha nuovamente sollecitato l’Europa per la
problematica degli sbarchi sulle nostre coste, che ha un aspetto anche
umanitario. Una politica comune europea sull’immigrazione è una normativa che
manca, e che andrebbe impostata quanto prima. Qualcuno parla di brutta figura
dell’Italia per la vicenda. In realtà la brutta figura la sta facendo l’Europa,
e da tempo.
Angela Pensword 03/10/2013
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