La diatriba del 30/12/2011 ha più il sapore di un gossip politico. La questione deriva da un articolo del WSJ nel quale si fa riferimento alla presunta e diplomatica richiesta da parte della Merkel a Giorgio Napolitano in una telefonata del 20 ottobre di silurare Berlusconi, od almeno questo è il merito che il WSJ vuole attribuire alla Cancelliera tedesca. Anche se non si crede al contenuto dell’articolo del WSJ è impossibile non avere una reazione politica a tale affermazione. Dopo le immediate fiamme del Pdl arrivano subito le smentite sia dal Quirinale che dalla Germania. È impensabile che un Capo di Stato possa fare in modo esplicito una richiesta del genere, proprio da un punto di vista diplomatico. Ma le preoccupazioni verso l’Italia in quei giorni per la soluzione della crisi e la paura di un effetto domino europeo erano certamente forti e comprensibili. Quindi nella telefonata si è parlato solo in generale di “misure prese e da prendere” di “difesa dell’euro” e di “riforme strutturali” senza entrare in materia di politica interna italiana. Del resto che con il precedente Governo e con il clima politico che caratterizzava la nostra classe politica non eravamo in grado di affrontare la problematica della crisi non c’era bisogno della Merkel per saperlo. E se per caso la Merkel ce lo avesse fatto capire in modo diplomatico quale è il problema? Dovremmo solo ringraziarla! Ciò che è capitato successivamente da quando Napolitano, per me da quel giorno “Santo”, ha preso diplomaticamente in mano la situazione rientra in un nostro iter storico. Certamente grazie al senso di responsabilità di Berlusconi che prima si è dimesso e poi ha contribuito a evitarci delle elezioni anticipate che non avrebbero risolto la situazione. Napolitano è una persona di spessore e di livello politico, molto apprezzata dal popolo italiano, capace di prendere autonomamente e coscientemente le sue decisioni. Penso che si stia facendo fumo per niente, mentre ora si deve pensare ad andare avanti. I problemi non sono finiti, anzi. Buon lavoro.
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